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Le tre sepolture

Regia di Tommy Lee Jones vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Le tre sepolture

di zombi
8 stelle

che bel film, ruvido, scontroso, e col sorriso serio come il suo regista. si prende tutto il tempo che vuole e fa bene. lo spettatore deve riabituarsi ai tempi dilazionati, al fatto che non succede sempre tutto nel giro di due o tre scene. un film che ama tutti i suoi personaggi, anche quelli che potrebbero essere marginali in un altro film o quelli non propriamente simpatici. un film che ama quei posti ingrati. dove ti abitui a non sentirsi a disagio. dove lo star bene è una questione di tenere occupata la mente con dell'altro, magari scoparsi due o tre uomini contemporaneamente. un film che ama quei paesi, piccole città che crescono come un campo per profughi o terremotati. dove cresce un centro intorno ad una casa mobile, la quale crea il suo spazio vitale, il giardino, la sua recinzione e strade, vie fino ad arrivare al cuore pulsante... il mall-center. sarò io che vedo un fil-rouge che collega i film che mi piacciono assai, ma il desiderio di appartenenza segna il film come un cane che piscia per segnare il territorio. poliziotti alla frontiera, cioè a guardia di sassi e cespugli secchi per controllare che i messicani non varchino il confine per passare negli states. nel frattempo fanno strage di fauna varia per passare il tempo. non c'è un confine che delimita quelle persone da una bestia, sempre di istinti e bisogni primari si tratta. come barry pepper che si avvicina alla moglie imabmbolita a a tagliare delle zucchine davanti ad una soap in tivvù e se la incula senza voglia o desiderio. scaravolta gli occhi in sù come un indemoniato stanco e via a ripulirsi sotto le unghie dei piedi con un temperino. e così anche l'omicidio diventa una scartoffia da archiviare. anche un uomo morto si trasforma in uno di quei lunghi e lenti giorni sempre uguali l'uno all'altro. ma, c'è un ma. pete, il protagonista riesce fortuitamente a scoprire l'assassino del messicano che era un suo amico. pete vive in una casa baracca in mezzo al deserto. sa assaporarsi il tramonto mozzafiato che quel deserto roccioso e cespuglioso di frontiera regala a chi sa apprezzarlo. come un vecchio coyote o un crotalo è un appartenente a quell'ecosistema e quando decide di dare degna sepolture al suo amico messicano morto ammazzato, lo fa a cavallo, attraversando confini, montagne e vallate riarse. per lo strafottente barry pepper comincia una vera discesa allo stato primitivo della vita, della sua vita. una rinascita da ceneri putride. stremato e svuotato da quel viaggio e da quell'incontro con pete, forse sarà una persona migliore dopo. tutte le persone che si sono incrociate in quel non luogo che sembra esistere solo sulle cartine o per gli animali selvatici, troveranno qualcosa di nuovo. una moglie giovane che scappa da tutto, cogliendo al volo l'occasione di lasciare un marito-excompagno di liceo sposato troppo presto(il fantasma di kirsten dunst di monalisa smile aleggiava ma è stato sconfitto sul nascere)e bella l'interpretazione della graziosissima january jones, una moglie che vede se stessa abbandonare quel non-luogo quando avrebbe potuto farlo anni addietro prima di dedicarsi agli incontri clandestini con pete, con lo scerifffo impotente e chissà quanti altri, il vecchio nella catapecchia che accoglie pete, il morto e barry, li rifocilla e in cambio chiede che gli sparino, poiché cieco e abbandonato da un figlio che poverolui è morto di un cancro e infine melquiades che riportato nel luogo che non esiste dove voleva essere sepolto, giace nel luogo che pete ha creato apposta per lui. persone che non appartengono a nessun luogo, vorrebbero appartenere a luoghi mitici, fantastici per avere una vita migliore di quella che hanno. non lo sapevano, forse lo sanno, magari non lo sapranno mai ed è per questo che alla domanda di barry pepper rispondono i titoli di coda.

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