Regia di Michael Haneke vedi scheda film
Ho ripreso questo film di Haneke in seconda visione e devo dire che mi ha convinto più della prima volta. Il titolo originale Caché è più aderente alla narrazione: celato, latente. E’ una pellicola che lascia volutamente irrisolte alcune questioni e forse è questo uno dei motivi del mio gradimento ma, sostanzialmente, a mezzo di una sapiente costruzione e qualche metafora la mia complessiva lettura è che quelle cassette sono la coscienza ignorata, accantonata di Georges e poco conta da dove provengano. Una coscienza sopita con la quale prima o poi tutti fanno i conti (appunto latente) e che, in questo caso, diventa dirompente e disturbante nella normale vita agiata della coppia borghese e ne palesa la sua reale consistenza di uomo, sia nel rapporto coniugale che in quello con il suo passato; ne esce un ritratto complessivamente disintegrato al quale, ancora, Georges oppone l’ennesima sottrazione con quel finale sonno riparatore che sembra tumulare definitivamente il suo passato e gli accadimenti più recenti. Georges guarda con distacco al suo passato e più lo percepisce più lo nega; è emblematico come nei primi contatti con Majid gli dia del lei. Georges vuole pagare la sua tranquillità invece di provare a comprendere. Georges è incapace di reagire come non reagisce di fronte al gesto estremo di Majid in quell’impietrita immobilità che Haneke così efficacemente rappresenta. Non ci è dato sapere se quello stillicidio continuerà ma di certo il comportamento del protagonista non cambierà, per chi non l’avesse colto, invito a guardare attentamente l’inquadratura finale della scalinata della scuola; a sinistra succede qualcosa che potrebbe non essere stato colto da tutti, non collocabile temporalmente, ma che potrebbe preludere a chissà quali sviluppi di una vicenda apparentemente chiusa. Di certo non cambierà il modo di affrontare gli eventi del protagonista. Forse non è il miglior Haneke ma di certo questo è comunque un buon film.
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