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L'enfant. Una storia d'amore

Regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne vedi scheda film

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La recensione su L'enfant. Una storia d'amore

di Peppe Comune
8 stelle

Bruno (Jérémie Renier) e Sonia (Déborha François) sono una giovane coppia di fidanzati che ha appena avuto un bambino. Bruno vive di espedienti e di piccoli furti e, a differenza di  Sonia, al piccolo Jimmy non riesce proprio ad affezionarsi. Così, mentre Sonia è in fila per ricevere il sussidio di disoccupazione, Bruno prede il bambino e tenta di venderlo a un'organizzazione che si occupa di procurare bimbi da far adottare. Quello che sembrava la fine definitiva del loro tenero amore diventa in realtà l'inizio della redenzione per Bruno che, dopo aver toccato il fondo, comincia finalmente a capire che se non vuole rimanere condannato a una vita priva di futuro deve concedersi all'amore disinteressato per le uniche persone che gli sono rimaste.

 

 

"L'enfant" è un film estremo, forte, difficile da digerire, girato col solito rigore "bressoniano", con la solita cura per l'aderenza alla realtà fattuale. Il Bruno tratteggiato dai Dardenne, un ragazzo spiantato ma in fondo capace di concedersi slanci di tenero affetto con Sonia, che arriva a concepire la vendita di un bambino pur di fare qualche soldo, porta all'estreme conseguenze il discorso sugli effetti nefasti che si possono produrre su un ragazzo per il fatto di trovarsi ai margini del centro nevralgico della ricchezza, di vedere la continua ostentazione del benessere senza poterne assaporare i benefici, di convivere con l'asetticità, la freddezza di luoghi suburbani che non possono non essere contagiosi e quindi portare a un generale inaridimento delle emozioni, a una perdita delle coordinate affettive. I soldi che Bruno guadagna con i suoi furti li spende tutti per concedersi momenti di effimero svago attraverso l'acquisto di oggetti simbolo della società dei consumi (la cabriolet che affitta per portare in giro Sonia e il bambino, i giubotti firmati che compra per se e la ragazza) e un siffatto ragazzo, con una personalità così poco definita, così moralmente immaturo, come poteva non cedere alle lusinghe di un lauto guadagno in tempi e modi relativamente semplici. In fondo non ha maturato alcun sentimento particolare per il piccolo Jimmy e l'amore che prova per Sonia, il fatto che per lei invece il figlio arrivato è da subito diventato la ragione di una vita, non gli sembrano motivi sufficienti per non portare a termine un buon affare. Bruno ha bisogno di una scossa per destarsi dall'anonimia sociale in cui si trova, per riconquistare il gusto di provare sentimenti sinceri.  La religiosità laica dei fratelli Dardenne è fatta con stumenti tipicamente cinematografici e questo impedisce alla loro coerenza poetica e formale di farsi mero didascalismo, al senso di spiritualità che percorre il loro cinema di farsi moralismo d'accatto. Quella di Bruno e Sonia è una condizione tipo e i Dardenne le danno quella luce che altrimenti non riceverebbe mai. Il loro occhio scopre realtà che si vogliono tenere nascoste, toccano nervi scoperti di una società che spinge verso i margini la puzza che si produce al centro credendo così di rimanerne sempre immune. Credo che il loro cinema sociale sia quanto mai necessario e il mio augurio è che continuino imperterriti a fare i film che hanno sempre fatto.

 

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