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La tortura della freccia

Regia di Samuel Fuller vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La tortura della freccia

di ethan
8 stelle

'Run of the Arrow', da noi malamente tradotto con 'La tortura della freccia', di Samuel Fuller è un western certamente atipico ed anticipatore rispetto a future incursioni nel genere ben più celebrate e conosciute.

Atipico in quanto, a volte la parola tende a prevalere un po' troppo sull'azione, che esplode inattesa ed incontrollabile, e anticipatore perché i temi dell'incontro fra le due culture - nativi indiani e bianchi - presenti sul territorio americano, con la prima che in maniera ineluttabile è destinata, alla lunga, a soccombere per inferiorità nel numero e mancanza di mezzi per far fronte all'ondata migratoria sempre più massiccia, arrivano oltre dieci anni prima di 'Piccolo grande uomo' di Arthur Penn e 33 di 'Balla coi lupi'.

Fuller pone al centro dell'azione il soldato semplice O'Meara (Rod Steiger in un ruolo tormentato e problematico che sarà un marchio di fabbrica nella sua carriera) che, da fervente sudista - il film inizia con la data del 9 aprile 1865, ultimo giorno di combattimenti - esce distrutto dalla disfatta della Civil War e si sente uno straniero in terra straniera nei territori dell'Unione, decidendo di lasciare casa e affetti per l'Ovest. Sul percorso incontrerà un Sioux (Jay C. Flippen, poco credibile come indiano) che verrà giustiziato da guerrieri della sua stessa tribù perché considerato un rinnegato, sopravviverà alla corsa della freccia grazie all'aiuto di una squaw (Sara Montiel) che diverrà la sua donna, verrà accettato all'interno della comunità indiana ma, durante le guerre indiane con l'Esercito, nel quale tenta invano da fare da paciere tra le due fazioni, in cui sono presenti elementi destabilizzanti ed ottusi - Lupo Errante (H.M. Wynant) tra i Sioux e il tenente Driscoll (Ralph Meeker) tra i militari - la sua natura originaria prevarrà.

E' questa figura a rappresentare l'elemento più interessante della pellicola, assieme alla costruzione filmica distante da registi più classici dell'epoca, dove ogni singola azione ha una sua preparazione, uno sviluppo ed una fine, mentre qui appare verificarsi in maniera improvvisa, concitata e velocissima, talvolta persino conclusa frettolosamente.

Compaiono tra gli altri, in un piccolo ruolo di capo indiano, un Charles Bronson come di consueto laconico e, nella parte di un ufficiale scrupoloso e dotato di buon senso, Brian Keith.

Voto: 7/8.

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