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Francesco, giullare di Dio

Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film

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La recensione su Francesco, giullare di Dio

di EightAndHalf
8 stelle

Si capisce da quale stimolo cinematografico Pasolini sia partito per realizzare uno dei suoi capolavori, "Uccellacci e uccellini", o anche "Il Vangelo secondo Matteo", nella concezione laica della religione. Questo piccolo grande film di Roberto Rossellini, semplice e maestoso, di purissima epicità, offre diversi spunti per realizzare una definizione di neorealismo: a partire dalle semplici immagini e dai fatti diretti, ripresi con una macchina da presa sempre lontana (tranne in una scena fondamentale) ma partecipe, il regista dà luce a piccoli eventi e a trascurabili miracoli, e racconta senza alcuna pretesa ideologica, men che meno religiosa, l'umiltà dei frati francescani, arrivando a concepire la povertà e l'assenza di beni come effettivamente il più grande esempio di eroismo. Non c'è alcuna voglia di pubblicizzare la religione cristiana o, ancora, il francescanesimo, ma piuttosto la tentazione da parte di una realtà sporca e tristemente ripetitiva di riconoscere davvero nell'attività di Francesco un evento divino, qualcosa che smuova, e che smuova dal basso, da quel livello sociale che il neorealismo ama rappresentare. 
Senza ricondursi a una facile composizione episodica, ma utilizzando 11 diversi capitoli per dare più sguardi differenziati e problematici sulla medesima realtà, Rossellini fa parlare direttamente "Il Cantico delle Creature" e i due testi da cui il film trae i suoi spunti narrativi, "I fioretti" e "Le storie di fra Ginepro", trasmigrandoli in un essenziale linguaggio cinematografico. Così il protagonista, circondato da qualche personaggio memorabile (lo stesso fra Ginepro e, indirettamente, il tiranno Nicolaio, interpretato da un indimenticabile Aldo Fabrizi) e da un coro quasi greco di frati che all'inizio, sotto la pioggia torrenziale, continuano a celebrare la natura e il creato, diventa la prova tangibile di come l'uomo possa elevarsi e opporsi alle sue bassezze (i seguaci del tiranno), diffondere in ogni piccolo elemento naturale un puro sentimento fideistico. Per l'appunto, il risultato di simile innalzamento è un diffondersi dilagante di religiosa follia da un lato (i frati imperterriti arrivano addirittura a farsi del male pur di fare del bene) e follia aggressiva dall'altro (il tiranno osserva la piccolezza del frate e impazzisce di fronte a tanta umiltà).
Il risultato è un affresco del reale che prima parte dall'analisi delle colpe (in particolare di fra Ginepro) e poi passa dalla ricerca della felicità e della pace (operazione ben più difficile, di cui conosciamo già dall'inizio il fallimento). Eppure resta il dubbio che uomini simili possano essersi effettivamente creati un "vero" motivo di esistenza, una meta sicura che, grazie alla potenza della loro fede, possa risultare effettivamente una realtà. Lo sguardo di Rossellini, dubbioso e meravigliato, stupefatto, guarda così il divino cielo nuvoloso. Uno dei primi esempi, probabilmente, di realismo magico, e non a caso tra gli sceneggiatori c'è il laicissimo Federico Fellini.

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