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Made in Hong Kong

Regia di Fruit Chan vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Made in Hong Kong

di alan smithee
10 stelle

locandina

Made in Hong Kong (1997): locandina

FAR EAST FILM FESTIVAL 19 - UDINE - CREATIVE VISIONS: Hong Kong Cinema 1997-2017

"Da quel momento nulla fu più come prima".

Le vicissitudini di un teppista senza arte né parte, si consumano all'interno del formicaio umano e tentacolare di una metropoli che ostenta modernità avveniristiche a ghetti umani da girone infernale.

Questo nell'anno cruciale ed inesorabilmete prefissato del passaggio della città da colonia dell'ex Impero Britannico, alla grande Cina, che annette e in qualche modo soffoca, con la sua posizione di supremazia, una città-stato fino a quel momento pressoché indipendente, nel bene come nel male.

Fruit Chan  decide di raccontare un legame di complicità potente e disinteressato a tre, che si instaura all'interno di altrettanti individui sconfitti dalla mediocrità, dalla malattia - fisica i mentale che sia - utilizzandoli come pedine infinitesimali ma ben rappresentative e caratterialmente potenti ed esaustive a fornirci un ritratto esemplare di una società destinata a cambiare e a trasformarsi suo malgrado.

Moon vive di furtarelli e ricatti al soldo di piccole gangs mafiose. Si porta sempre con sé un compagno silenzioso e dai tratti animaleschi, che lo segue con la riconoscenza di un cane fedele e riconoscente; un malato mentale suo coetaneo che gli fa da spalla e chiede in cambio solo una protezione contro la cattiveria circostante che lo riduceva oggetto di scherno e piccole crudeli cattiverie.

Il giorno che Moon incontra la bella Ping, la sua vita sentimentale si accende fino a fargli perdere ogni altro interesse verso la vita di espedienti che da molto occupa le giornate del giovane. Ma Ping è gravemente malata di reni, e solo un trapianto l'organo compatibile potrebbe salvarla, ammesso che si riesca a trovarne uno compatibile, e si possano affrontare le spese per un intervento, legale od illegale che sia.

L'immagine può contenere: 6 persone

FEFF 2017 - Il regista Fruit Chan al Teatro Nuovo in occasione della presentazione in anteprima della versione restaurata del suo capolavoro.

 

Tra scatti di vita e la morte che si annida dietro i vicoli, tra le tombe di un cimitero che pare una città di quiete e serenità rispetto al vortice tentacolare dei sobborghi popolari, Made in Hong Kong non racconta nulla che non sia la caotica disordinata realtà di ogni giorno, ma proprio per questo diventa in manifesto potente, unico, disperato e drammatico di un'epoca, di una città-carniere di anime infelici o disadattate, destinata a voltare faccia verso un'incognita stabilizzante e minacciosa come la imminente dominazione cinese, concordata e puntualmente messa in atto in concomitanza con la scadenza fatidica ed improrogabile.

Specchio fedele di un tempo ormai finito, sogno disincantato di in ceto perdente che può solo sprofondare ulteriormente, Made in Hong Kong è un piccolo indispensabile pilastro che testimonia un passaggio cruciale meglio di ogni altra ufficiale testimonianza, ma lo fa entrando nel vivo di tre persone, nel loro mondo intimo e privato, nella sessualità a stento trattenuta, e per questo vera, animalesca, sfrontata e anche rappresentata con divertita esuberanza e strafottenza. 

L'immagine può contenere: 1 persona, in piedi e vestito elegante

Un vero e proprio capolavoro prescelto dal destino e dalla storia, con scene cult come la felicità condivisa a tre sopra le tombe di un cimitero infinito, l'erotismo che si annusa nell'aria cìin modo animale e provoca emorragie dal naso, ed il sangue che ricopre le struggenti lettere di una bella suicida che, nel togliersi la vita, regala spunti e riflessioni per ripartire a qualcuna delle tre anime dei nostri perduti protagonisti. Alcuni die quali, ma pochi, riusciranno se non a spuntarla, almeno a sopravvivere.

Un film girato a bassissimo budget e quasi scomparso da ogni circuito, restaurato con lungimiranza illuminata proprio a cura del Far East Festival di Udine col supporto della Cineteca di Bologna, direttamente presso gli studi tecnici della grande labirintica ed avveniristica metropoli cinese, dove lusso e progresso convivono senza remore con le incognite di chi invece non sa cosa sarà il suo domani.

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