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Eureka

Regia di Shinji Aoyama vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Eureka

di AtTheActionPark
8 stelle

La vita di Makoto, conducente di autobus, viene sconvolta dopo che uno psicopatico compie una strage durante un suo turno di lavoro. Lui e due ragazzi, Kozue e Naoki, sono gli unici superstiti del massacro. Il trauma per l'esperienza porta i tre a separarsi dalle rispettive famiglie, e a vivere «al di fuori della comunità». Prima in una casa in periferia (con il cugino di Makoto), poi itineranti su di un autobus, i tre inizieranno un viaggio on the road, alla riscoperta di se stessi.
Eureka, del regista giapponese Shinji Aoyama, è un'opera-fiume: 217 minuti per raccontare la caduta e l'ascesa di Makoto, Kozue e Naoki, tre personaggi uniti non soltanto da una vicenda traumatica, ma da una profonda sensibilità. Ognuno, al trauma, reagisce a suo modo: chi con il mutismo, chi con l'apatia, chi, forse, con la violenza. Ma Aoyama evita qualunque moralismo o eccesso calligrafico - che, con un plot simile, potrebbe letteralmente esplodere - per concentrarsi sulle atmosfere racchiuse, sui piccoli gesti.
Il film ha forti richiami con il cinema d'autore, giapponese e non. Per la scelta dei campi lunghi, dei piani-sequenza, per l'uso espressivo del paesaggio (di derivazione antonioniana), non possiamo non accostare l'opera di Aoyama al personalissimo cinema di Kiyoshi Kurosawa. Mentre, fuori dal Giappone, il richiamo più evidente - sottolineato fortemente dalla trama - è quello con il wendersiano Nel corso del tempo. Eccentrica ma giustifica si rivela, poi, la scelta di virare la pellica in color «seppia»: funzione che avrà la sua motivazione nel toccante finale.
Ma Eureka è anche un'opera personale, che si sviluppa con estrema naturalezza nelle sue quattro ore, avvolgendo lo spettatore con il suo caleidoscopio di emozioni, che possono essere dure o piacevoli, ma, in ogni caso, profondamente reali.

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