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Agitator

Regia di Takashi Miike vedi scheda film

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superficie 213

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La recensione su Agitator

di superficie 213
10 stelle

Dopo anni di oblio finalmente anche in Italia escono in Dvd alcuni film del grande regista giapponese Miike Takashi.
Uno di questi e' AGITATOR , yakuza-movie girato nel 2000 che definisce ancora una volta in piu' lo stile unico e originale del suo autore.
Perche' anche in una storia tutto sommato rivista - o farei meglio a dire classica - come questa (due gang rivali yakuza che si fanno la guerra ) e' la sua messa in scena a fare la differenza.
Miike piega la storia ai suoi voleri, facendola slittare nel grottesco - la sequenza in cui Miike stesso nella parte di un mafioso yakuza infila nell'ano di una ragazza un microfono da karaoke ,simile a quella del capolaovoro VISITOR Q - , nel surreale e lasciando che gli avvenimenti succedano senza mai alzare il ritmo ed anzi relegando lazaione in una angolo a favore della definizone dei personaggi,mai figurine bidimensionali.
L'impatto e' sicuramente di quelli che non si dimenticano in fretta,la sequenza inziale e' un colpo magistrale e la regia del nipponico e' lucida , senza sbavature ed e' composta da piani sequenza ottimi, da riprese  con macchina in spalla azzeccatissime ,da inquadrature fisse studiatissime  e da un montaggio sempre "interno" al film ,anche quando - quasi mai a dire il vero - il ritmo diventa veloce e frenetico.
Ottima poi la prova di tutti gli  attori ,sempre in parte e mai sopra le righe , belle le musiche e di spessore pure la fotografia , livida e sporca al punto giusto.
Un film miikiano fino al midollo, sanguinario - ma non troppo- ,crudele, che trasmette sempre la solitudine dell'uomo e le sue incertezze e che demitizza lo yakuza alla base, descrivendolo come  un uomo solo e destinato a finire tragicamente insieme ai propri cari  proprio per la sua impossibilita' di vera comunicazione con gli altri , "sottomessi" , amici o boss che siano. l'unica cosa che resta sono i ricordi e la nostalgia per gli stessi.
In definitiva una pellicola che costruisce la "storia" grazie alla regia - cosa sempre piu' rara -  e che nonostante la sua lunghezza - piu' di due ore e mezza - non annoia mai , anche se il tutto ha un ritmo volutamente lento e anticommerciale.
Un altro tassello imperdibile di un regista sempre riconoscibile e unico.

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