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A Petal

Regia di Jang Sun-Woo vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su A Petal

di AndreaVenuti
9 stelle

A Petal è un film sudcoreano del 1996, diretto da Jang Sun-won. 

Il film è possibile vederlo in maniera legale e gratuita, con sottotitoli in italiano, sul canale youtube di Korean Classic Film

 

Sinossi: Una giovane ragazza di circa quindici anni, sopravvisuta miracolosamente al massacro di Gwangju (Maggio 1980) scappa dal luogo della tragedia, vagando senza meta; la giovane ha assistito alla morte della propria famiglia e le conseguenze su di lei sono devastanti. 

La ragazza turbata e ormai instabile, scambia un vagabondo per suo fratello e decide di seguirlo; simultaneamente alcuni amici del fratello fratello scoperto della salvezza della giovane, decidono di mettersi in viaggio con l'obiettivo di trovarla...

 

Parlare di un film così importante non è assolutamente semplice, dato che ci troviamo di fronte ad un vera e propria testimonianza storica di un evento ignobile e mostruoso della recente storia coreana.

Quindi prima di proseguire è opportuno contestualizzare bene la situazione:

 

La recente storia della Corea del Sud è stata caratterizzata da vari e lunghi periodi di governi militare e fra le pagine più brutte e dolorose troviamo il tremendo massacro di Gwangju nel Maggio del 1980, dove i militari del generale Chun Doo-hwan (salito al potere con un colpo di stato) prima isolarono la città (Gwangju) poi repressero nel sangue la rivolta degli studenti (si protestava contro la chiusura dell'Ateneo Universitario, oltre all'opprimente clima fascista) sparando per uccidere fino al'ingresso in città dei carri armati. Scontro a senso unico, con circa 2000-3000 vittime, ovviamente il tutto celato alla popolazione nazionale e inizialmente presentato come una classica rivolta terminata con qualche ferito.

Questo episodio, ancora oggi vivissimo nella mente e nella testa dei coreani, è stato più volte rappresentato sul grande schermo a partire dai maestri della new wave degli anni Ottanta e naturalmente non poteva mancare un film di Jang Sun-won (A Petal), uno dei massimi autori del periodo assieme a Park Kwang-su e Im Kwon-taek (già attivo durante gli anni Settanta).

 

Jang Sun-won con A Petal decide di rappresentare sia i funesti momenti della rivolta sia le conseguenze di questo evento, scegliendo un linguaggio cinematografico articolato ma estremamente chiaro; ogni fotogramma va dritto al cuore e alla mente dello spettatore a partire dal tremendo incipit.

 

L'opera si apre in bianco e nero con delle immagini d'archivio inerenti all'ingresso nella città (di Gwangju) dei carri armati; lo scenario è terribile, il luogo è semi distrutto e le strade sono invase dai militari con la popolazione stesa a terra senza vita e i loro cadaveri vengono portati via dalla milizia con disprezzo, quasi si trattasse di rifiuti fetidi da smaltire. Scene orrende, impossibili da cancellare.

 

A Petal dunque si presenta subito come un doloroso atto d'accusa verso la dittatura militare, vissuta in prima persona dal regista; il film è anche un tentativo di catarsi dell'autore, forse per non essere riuscito a fare di più in un periodo così buio, e attraverso il film l'obiettivo è mostare a tutti la follia omicida di un governo dittatoriale violento e codardo, in quanto in un primo momento ha celato e negato di aver compiuto brutalità contro la popolazione civile.

A tal proposito questo occultamento nel film viene rappresentato, ed infatti alcuni personaggi dialogando, in riferimento al comportamento della protagonsita, esprimono opinioni diverse sulla tragedia; uno incredibilmente nega la vicenda affermando che la rivolta non è stata soppressa nel sangue, un altro invece non riesce a spiegarsi un comportamento tanto vile da chi in realtà dovrebbe proteggere la popolazione: «come è possibile che i soldati che dovrebbero salvare persone, uccidano 2000 civili indifesi» così esclama incredulo l'uomo.

 

Pertanto l'intento politico del regista è chiarissimo ma allo stesso tempo emerge una particolare concezione di cinema dove ad uno stile realista (il degrado in cui vive il vagabondo o i flashback cruenti, in riferimento al massacro) si alterna un particolare lavoro  di struttura temporale della vicenda narrata (nel film ci sono tre livelli: il presente, il passato in riferimento ai giorni del masscaro e gli eventi poco dopo il disastro).

Jang Sun-won ricorre anche linguaggio tecnico sinuoso, ad esempio nel rapppresentare alcuni momenti allucinatori della protagonista utilizza l'animazione a passo uno di stampo fumettistico oppure i primi flashback inerenti ai momenti orrendi del massacro sono girati esclusivamente in slow-motion poichè sono istanti lunghissimi che non verrano mai dimenticati dalla protagonista e continueranno a perseguitarla per tutta la vita.

 

A livello registico risultano incredibilmente d'impatto anche alcuni campi totali (sempre flashback) con la ragazza che vaga, al centro dell'immagine, da sola per la città distrutta; sembrano scene prese da un film post-atomico ma in realtà è tutto tremendamente vero.

Interessante anche la rappresentazione del massacro incredibilmente realista; nei primi 40/50 minuti i flachback sono relativamente brevi mentre verso il finale aumentano sensibilmente di durata e ci viene mostrato il momento peggiore della rivolta.

 

Molto singolare pure il rapporto contorto e morboso fra il vagabondo e la ragazza.

Noi non sappiamo nulla del passato dell'uomo, ma si intuisce come pure lui probabilmente sia una vittima del massacro di Gwangju (forse ha perso la famiglia); detto questo la ragazza ormai in uno stato di confusione totale vede nell'uomo una figura familiare (il fratello) e decide di stargli accanto nonostante le violenze subite. Ad esempio il vagabondo violenterà la ragazzina poco dopo il loro primo incontro.

Prima si diceva di un rapporto particolare, poichè con il tempo l'uomo si affezionerà alla ragazza (ricordando un certo cinema di Kim ki-duk) ma non ci sarà assolutamente un lieto fine.

 

A Petal è un film durissimo ma che bisogna guardare assolutamente per non dimenticare una pagina bruttisima e recentissima della storia coreana.

 

 

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