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La rivolta delle gladiatrici

Regia di Steve Carver, Joe D'Amato vedi scheda film

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La recensione su La rivolta delle gladiatrici

di undying
4 stelle

Stravagante co-produzione tra Italia e USA, che ha poi dato origine a due distinte versioni: quella inglese attribuita a Steve Carver e quella italiana assegnata a Michael Wotruba (Aristide Massaccesi). Belle presenze sul set, per un peplum modesto nel ritmo e nullo nell'intreccio narrativo, tanto che non convince.

 

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I° secolo a.c. Soldati romani catturano alcune donne in Britannia, Irlanda e Nubia. Bodicia (Margaret Markov), Mamawi (Pam Grier), Deidra (Lucretia Love) e Livia (quest'ultima romana, figlia di un senatore ribelle) vengono poi vendute a un mercato di schiave. Qui, il mezzano Priscium (Silvio Laurenzi), le acquista per il padrone Timarco (Daniele Vargas). Le donne vengono poi affidate in consegna a Cornelia (Rosalba Neri), che le ospita in un'area frequentata dai gladiatori romani, addestrati da Septimus (Pietro Ceccarelli). Inizialmente le prigioniere hanno compito di movimentare i festini di Timarco e alleviare le notti dei gladiatori destinati a combattere. In seguito, su suggerimento del consigliere Aemilius (Franco Garofalo), per rinnovare lo spettacolo nell'arena e garantire un maggior afflusso di spettatori sono costrette a vestire i panni di gladiatrici, trovandosi a lottare l'una contro l'altra per avere salva la vita.

 

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La rivolta delle gladiatrici: (da sinistra) Margaret Markov, Pam Grier, Marie Louise Sinclair e Lucretia Love

 

Due universi produttivi, simili per natura e attitudine alla realizzazione di low budget, si incontrano in questa curiosa co-produzione USA-Italia: la "New World" di Roger Corman, per la quale anche Mark Damon è accreditato nella versione inglese, e l'italiana "Rover Film" di Franco Gaudenzi. Girato interamente in Italia, con cast prevalentemente tricolore, presenta caratteristi immediatamente identificabili per l'appassionato: Paul Muller, Sergio Baccaro, Mimmo Palmara, Franco Garofalo e l'indimenticabile Daniele Vargas. Manca però un vero interprete protagonista, ossia un attore o un'attrice in grado, come usa dirsi, di bucare lo schermo. Il film è un tardivo esemplare di peplum e, da quello stesso filone, riprende volti noti: da Ceccarelli a Vargas, presenti in una manciata di pellicole precedenti su Spartacus ed Ercole. La presenza della Grier, simbolo "black" della sexploitation, celebrata in seguito da Tarantino in Jackie Brown (1997), passa decisamente in secondo piano rispetto alla bellezza della bionda Margaret Markov, attrice all'epoca fidanzata (poi futura moglie) del produttore Mark Damon. La regia dovrebbe essere attribuita al 50% tra l'esordiente Steve Carver e Aristide Massaccesi (anche direttore della fotografia, celato alla direzione dietro lo pseudonimo di Michael Wotruba), anche se in fase di montaggio sono poi state realizzate due differenti versioni (quella USA a solo nome di Steve Carver e quella italiana, invece, firmata Wotruba). Questo aspetto produttivo, assieme alla presenza di un cast curioso, è poi di fatto l'unica ragione che può spingere l'appassionato di cinema italiano a vederlo. Perché, in sostanza, il prodotto offre poche emozioni, per via di una storia poco articolata - opera in sceneggiatura di John William Corrington e Joyce Hooper Corrington - che punta quasi ed esclusivamente ai modesti combattimenti femminili nell'arena. Combattimenti fiacchi e poco sensuali, dato che a dispetto delle graziose presenze (Rosalba Neri docet), il nudo è rigorosamente assente. Stranamente, essendo direttore della fotografia Massaccesi, il film presenta anche immagini poco curate, tanto che la lunga sequenza conclusiva, con le prigioniere in fuga nelle catacombe, risulta visivamente al limite del comprensibile. Alcuni interpreti (Lucretia Love e Pietro Torrisi) lo stesso anno saranno presenti anche nell'altro peplum diretto da Joe D'Amato: Diario di una vergine romana.

 

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La rivolta delle gladiatrici: Pam Grier e Margaret Markov 

 

Curiosità 

 

Prima di esordire in regia alla direzione, supportato massicciamente da Massaccesi per La rivolta delle gladiatrici, Steve Carver aveva realizzato un solo cortometraggio, ispirato ad uno dei racconti di Edgar Allan Poe più rifatti in assoluto: The tell-tale heart (1971).

 

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La rivolta delle gladiatrici: Margaret Markov 

 

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"Nel primo atto piaccio; quand'ecco che si diffonde la voce che si esibiranno i gladiatori: il popolo si precipita, fa tumulto e clamore, lotta per il posto: io intanto, di posto, non potetti tutelare il mio."

(Publio Terenzio Afro)

 

F.P. 25/04/2022 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 88'58")

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