Regia di David Lean vedi scheda film
Prima immagine: una strada notturna lucida di pioggia, vento, il particolare di uno stivale che dondola.Un impiccato? L'inquadratura si allarga...è solo parte dell'insegna di un negozio di calzature. Prima battuta del film: un rutto (Henri Hobson che rincasa ubriaco). Seguito da un dignitosissimo "Beg your pardon". Non male.
Lancashire (GB), 1890. Henri Hobson (Laughton) è il proprietario di un ben avviato negozio di scarpe. Vedovo con tre figlie, si rifiuta di maritare le più giovani per non dover pagare le doti. Sarà la più matura delle tre Maggie (De Banzie), a trent'anni già destinata dal padre allo zitellaggio, a scardinare la situazione trovando un modo di guadagnar marito e indipendenza.
Laughton è davvero imponente. Ed è ancor più grande in lingua originale (valga come consiglio...). Il doppiaggio italiano lo fa più buffo e "cartoonesco" ma gli sottrae colori (La voce ad esempio "tuona" meno). Quale che sia la lingua, comunque, Laughton dà fondo a un repertorio impressionante di facce, barcollando da un'ubriacatura a una sfuriata e da un fare imperioso a uno strafottente o diffidente. E non si penserebbe che il film possa tenere anche in assenza di tale enormità, ma lo fa eccome! Grande "statura" nel ruolo di Maggie di Brenda de Banzie (anche ne L'UOMO CHE SAPEVA TROPPO, seconda versione). Tiene testa a Laughton in bravura così come il suo personaggio fa col padre in carattere e decisione. Le scene che vedono protagonisti lei e John Mills sono allegre, ritmatissime e creano spaccati di sintonia crescente in cui la sicura e austera Maggie sorprende per dolcezza. Esempio: la scena del primo e più volte rimandato bacio. Nella versione originale: lei a sorpresa porta il viso di lui a sè, lo bacia e con un fil di voce gli dice: "sei una grande cosa soffice..."; tradotto con: "sei la mia buona stella"(...mah...). Per ciò che riguarda l'altrettanto perfetto John Mills consiglierei di far pausa sulla variopinta, cucciolesca espressione di Mossop dopo la prima notte di nozze, quando guarda Maggie tra l'estatico e il riconoscente, come se lei gli avesse appena restituito la vista.
La cura di questi punti nevralgici ovviamente denuncia ANCHE (difficile dare percentuali di merito) la presenza di una regia sicura e tempista, attenta ad assecondare e sottolineare i momenti che definiscono le dinamiche tra i tre personaggi principali e muovonono la loro simultanea evoluzione. Tutto è legato e tutto scorre che è una meraviglia. E ci sono anche alcune piccole invenzioni registiche. In una di queste Lean fa beccheggiare la cinepresa stessa insieme a Laughton per darci la sua sbornia. Altre volte ci sono perfino sbocchi "fantastici" a visualizzare le allucinazioni da intossicazione alcolica.
A un primo sguardo forse è un film che può sembrare una cosina. In pratica è giocato su 3 interni più qualche esterno di raccordo, e certo può restar schiacciato se vi attendete la "grandeur" di altri film di Lean. Ma in realtà è un vero gioiello di perfezione. Non gli manca nulla. E la bravura di questa divina trinità d'attori fa traboccare le scene di paesaggi umani, vitalità e volti indimenticabili.
Tratto dalla commedia "Maggie's choice" di Harold Brighouse (anche sceneggiatore del film). Orso d'oro al festival di Berlino del 1954.
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