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O tutto o niente

Regia di Guido Zurli vedi scheda film

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La recensione su O tutto o niente

di scapigliato
8 stelle

Citato da Marco Giusti nella biografia di Guido Zurli del suo manualone dello Spaghetti-Western, ma assente nel vero e proprio dizionario. Che la distribuzione del film fosse pari a nulla è comprovato anche da Bruschini nella sua recesione al film sul terzo dei volumoni della Glittering. Quindi un piccolo film misconosciuto che andrebbe riscoperto per il tono outré che Zurli dà ad una pellicola dall’aspetto molto tradizionale, ma che in bizzarrie e negli elementi della trama si sposa benissimo con il carattere tipico dei nostri prodotti di genere.

La storia è quella di Amen, pistolero flemmatico e di poche religiosissime parole interpretato da Giorgio Ardisson, che si mette in società con Isarco Ravaioli per sgominare la banda di tale Buseba, interpretato da Paolo Carlini, e prendersi pure tutto l’oro messo da parte dal bandito e dalla sua cricca. E come i buoni western non mentono, dai soci bisogna guardarsi bene. E infatti Solitario, il bounty killer e pseudo-agente federale di Ravaioli, finirà con lo scoprirsi una delle carogne più bastarde che Amen abbia mai incontrato. E come in ogni buon western che si rispetti c’è una certa dose di violenza e crudeltà. Qui, nel topos tutto nostrano delle torture sadiche, Amen viene legato come l’uomo bianco catturato dai cannibali, e tramite la “giostra” viene fatto girare vorticosamente intorno al legno che lo lega. In seguito verrà immerso con la testa in una botte piena d’acqua con un’insolita ripresa in soggettiva dal fondo della botte. Ma un po’ tutti i dialoghi, gli ambienti poveri rimediati dai set di seconda mano, gli esterni tristi dell’autunno laziale, la presenza misteriosa di un pistolero “fantasma” conferiscono al film di Zurli un tono goticheggiante senza però entrare nello schema del gotico alla margheriti, oscuro e funerario, benchè anche qui i  cimiteri, i morti e le casse da morto hanno il loro peso immaginifico.

Magari è carente di ritmo e fascino narrativo, però è un film dal coté interessante, vestito a nero come per andare ad un funerale. Ci sono idee che in tanti prodotti di serie B non si trovano e questo fa sì che il film di Zurli sia gradevole e godibile. Dopotutto siamo ancora nel 1968, l’anno d’oro insieme al ’67 del western all’italiana, e siamo lontani dai prodotti dozzinali. Infatti non è difficile respirare in O Tutto o Niente la stessa aria malsana e maledetta delle tipiche produzioni western spiccatamente italiane, girate nel centro Italia ereditando così l’atmosfera nera degli ambienti e del paesaggio. Va ricordato tra gli interpreti Akim Tamiroff nel ruolo di Puzza, quasi totalmente un ruolo muto e giocato sulla grande mimica dell’attore georgiano, a cui verrà dedicata una lunga scena di derisione e soprusi che fa il paio con la morte dello sceriffo. Entrambe le scene sono infatti ilari e si guardano con il sorriso, ma la violenza e il cinismo che ci stanno sotto, le dotano di un imprevedibile senso grottesco che permette al film di risultare interessante sotto il profilo critico oltre che quello iconografico-iconologico.

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