Regia di Jerry Lewis vedi scheda film
Un Jerry Lewis più che mai trasformista realizza una parodia universale di tutti i miti cinematografici made in Usa, dall’horror al mélo, convertendo la patinatura hollywoodiana in un cartoon in technicolor. In questo modo rivela come tutto, sul grande schermo, sia, in fondo, una clamorosa deformazione della realtà, perennemente oscillante tra il grottesco e il faceto. La doppia personalità di Julius Kelp/Buddy Love, come quella di Clark Kent/Superman, rappresenta la schizofrenia del sogno americano, che è diviso tra voglia di normalità ed ambizioni straordinarie, tra amore per la sostanza e culto dell’apparenza e che, in entrambe le direzioni, rischia continuamente di sforare nella caricatura. Famiglia e individualismo, scienza e sentimento, intelligenza e bellezza, arte e glamour, tutto è buono per fare leggenda, ma l’illusione è comunque fugace, come l’attimo di tregua che precede l’esplosione di una gag, o il transitorio effetto di una pozione magica. L’incantesimo, comunque, non regge, perché ogni mito è, per definizione, una proiezione vana e falsata di ciò che crediamo di poter essere, e mette quindi pericolosamente in ombra le nostre reali capacità di confrontarci con il mondo.
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