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Breakfast Club

Regia di John Hughes vedi scheda film

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La recensione su Breakfast Club

di Tetsuo35
7 stelle

John Hughes è probabilmente stato il regista in grado di immortalare meglio lo spirito neo pop degli anni ’80, un cantore assieme a Joel Schumacher (Coppola, pur rispettandone i canoni di riferimento, era chiaramente un corpo estraneo) di una nuova generazione edonista e disimpegnata ben rappresentata dal gruppo d’attori compresi nel Brat Pack, un insieme compatto e autodefinito di giovani belli, istintivi (al contrario di chi veniva prima di loro non ritenevano più necessario aver studiato per recitare) e concentrati sul qui ed ora.

 

 

The breakfast club è un film sugli stereotipi e racconta di una giornata di segregazione punitiva all’interno della biblioteca di una scuola superiore di un gruppo perfettamente assortito del campionario adolescente dell’epoca: il ribelle, la principessina, il nerd, l’atleta e la dissociata. Che siano degli stereotipi ci viene comunicato fin da subito nell’introduzione, ma ovviamente l’evoluzione degli eventi ci mostrerà che le persone sono in realtà un insieme di sfumature (con una morale in chiave Inside Out).

Se la storia non è originalissima quello che conta è lo stile, impregnato di anni ’80 fino al midollo (numerose ad esempio le scene di ballo spontaneo che richiamano il mondo dei videoclip esploso in quegli anni) che farà scuola a tutti i teen movies a venire, e soprattutto l’affiatamento tra gli attori, che riescono a trasmettere vitalità al film e permisero così ad un’intera generazione d’adolescenti di identificarsi.

 

 

In quanto fotografia di un’epoca il film risulta ormai sorpassato dalla storia (in un’ambientazione contemporanea i ragazzi passerebbero la giornata sugli smartphones, con buona pace della socializzazione); ma, come la vicenda fotografa un momento sospeso destinato a volatilizzarsi con la fine delle condizioni che lo hanno determinato, così il film ci offre una sensazione di forte temporalità (non solo relativa a un periodo storico, ma alla giovinezza in quanto tale) non priva quindi già all’origine di una malinconia e una caducità che ne fanno il punto di maggiore forza.

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