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Un albero cresce a Brooklyn

Regia di Elia Kazan vedi scheda film

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La recensione su Un albero cresce a Brooklyn

di millertropico
7 stelle

"Un figlio può essere migliore del padre": forse è oroprio questo il messaggio e la morale che il fil intende veicolare allo spettatore.

Questo film è l'opera d'esordio di Kazan.

 

Lo diresse nel lontano 1945 per la Fox non con qualche difficoltà. Ebbe infatti molte discussioni col direttore della fotografia Leon Shamroy che pretendeva di essere lui a scegliere  gli obiettivi da utilizzare, e soprattutto dove posizionare la cinepresa. Ambiva insomma ad assumere il ruolo di co-regista e forse ci sarebbe anche riuscito se gli attori non si fossero schierati dalla parte di Kazan

Di fatto, il neo-regista si trovò a debuttare  dirigendo un film in cui tutto era già stato predisposto prima della sua assunzione a cominciare dalla sceneggiatura (di Tess Slesinger e Frank Davis) che dovette accettare a scatola chiusa e che, se si considera il suo percorso artistico, era solo in parte nellee sue corde: un dramma oleografico incerto fra il patetico e il sorridente tutto giocato sui toni della  falsa quotidianità che ha per sfondo la Brooklin di inizio '900 ma praticamente tutto girato negli studios. Kazan scriverà infatti più tardi nel libro Kazan par Kazan (non so se esiste o è esistita un'edizione italiana e se sì, con quale titolo) "Se avessimo girato a New York, nell'East Side, sarebbe stato più fedele alla realtà. Ma peggiori della scenografia erano le acconciature e i costumi. Avevano l'aria di illustrazioni di rotocalchi".

 

Ancora un po' acerbo nella regia, il regista conferma già da questa sua prima opera la grande capacità che ha nel dirigere gli attori (maturata anche sulle assi del palcoscenico) che fece guadagnare addirittura un Oscar a James Dunn) e questo gli consentì di conseguire un risultato di tutto rispetto anche nella puntigliosa descrizione dell'ambiente. Qualcosa di suo riesce infatti  a mettercelo dentro (sia pure in sottofondo). Parlo del tema dell'emigrazione e dell'integrazione (la storia qui narrata, tratta dal romanzo di Betty Smith,  parla infatti della vita dura di una donna irlandese madre di due figli e che deve occuparsi anche di un marito quasi sempre disoccupato perchè spesso ubriaco) che poi svilupperà meglio e con maggiore carica dramamtica, nei successivi Barriera invisibile, Pinky, Bandiera gialla tutti incentrati sulla presenza del "diverso" all'interno di una società sociale spesso reazionaria e poco avvezza alla tolleranza e all'accettazione.

 

 

 

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