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Porco rosso

Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film

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La recensione su Porco rosso

di cheftony
8 stelle

"Piuttosto che diventare un fascista, meglio essere un maiale."

"L'epoca degli aviatori di ventura è finita! Non resta altro che volare sobbarcati da sponsor triviali come lo Stato o la nazione."

"Io non volo che coi miei proventi."

"Anche volando, un maiale resta un maiale."

"Ti ringrazio, Ferrarin. Salutami tutti quanti."

 

'Porco' è l'appellativo ormai appiccicato addosso a Marco Pagot, aviatore italiano, mago dell'idrovolante ed eroe della Prima Guerra Mondiale, dopo la quale ha incredibilmente assunto le fattezze di un maiale. Praticamente ritiratosi su un'isoletta nel Mar Adriatico dopo aver lasciato l'Aeronautica e l'amata Gina, Pagot prosegue con le sue acrobazie a bordo del suo idrovolante rosso facendo il cacciatore di taglie e si guarda bene dall'aver a che fare con le guerre e col regime fascista.

Ritrovatosi però, anche piuttosto malvolentieri, in un duello aereo con l'arrembante americano Donald Curtis, Pagot, già sopravvissuto per miracolo in guerra in un episodio di cui fu l'unico superstite, riporta ancora la pelle a casa nonostante l'abbattimento subìto.

Giunto a Milano per riparare il suo velivolo, fa qui la conoscenza di Fio Piccolo, diciassettenne nipote del vecchio riparatore di fiducia e ragazzina-prodigio dell'aeroingegneria. Sarà proprio lei a mettersi al lavoro e ad accompagnare 'Porco' ad avere la sua rivincita, fascisti e pirati di acqua e aria permettendo...

 

scena

Porco rosso (1992): scena

 

Famoso lungometraggio d'animazione del maestro Hayao Miyazaki, "Porco rosso" è tratto da un manga dello stesso regista ed ha visto la luce nel 1992 in patria, mentre l'attesa per vederne una versione italiana è durata fino al 2010 (e non oltre solo grazie alla Lucky Red).

Da non amante del cinema d'animazione ma in parte intrigato dalla vecchia scuola nipponica antecedente al pauroso sviluppo grafico-informatico degli ultimi vent'anni, non posso fare a meno di sottolineare alcune peculiarità del lavoro di Miyazaki: l'ambientazione italiana, i per niente velati rimandi all'opposizione antifascista confinata e deplorata, l'occhio di riguardo per i personaggi femminili, la distanza dalle consuete dinamiche fra buoni e cattivi per orchestrare una favoletta sensibile e ambigua, i dialoghi maturi (compresa la parola "merda" pronunciata due o tre volte, che per quanto ne so è l'unica parolaccia del lessico giapponese), il volo e i velivoli come fulcro delle vicende dei protagonisti (ma sono temi cari a Miyazaki, anche per la sua storia personale).

Carino, scorrevole, intelligente, pacifista, fa venir voglia di superare la mia idiosincrasia e recuperare altri celebri titoli del giapponese, di cui mi hanno sempre detto un gran bene.

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