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Kiki consegne a domicilio

Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film

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La recensione su Kiki consegne a domicilio

di ROTOTOM
8 stelle

 

Kiki - consegne a domicilio basato sul romanzo omonimo di Eiko Kadono, è il nuovo film di Hayao Miyazaki e dello studio Ghibli , mitica casa di produzione fondata nel 1985 proprio dal grande disegnatore e regista  giapponese con il solidale Isao Takahata

Sbagliato.

Kiki è giunto a noi con 24 anni di ritardo, che dopo i 18 di Porco Rosso e gli addirittura 27 di Laputa – Il castello nel cielo distribuito lo scorso anno,  dimostra quanto ci siamo persi in questo quarto di secolo di poesia animata giapponese.
Il film è del 1989 e conserva intatto il tratto e la delicatezza dei sentimenti che sempre connotano il lavoro dello studio Ghibli nel dare vita a storie , per noi occidentali, aliene sia dal punto di vista narrativo che formale. 



Kiki è una bambina di 13 anni, una giovane strega in realtà che come consuetudine della società delle streghe impone, deve allontanarsi da casa per un anno trasferendosi in un’altra città per portare a compimento l’apprendistato stregonesco. L’accompagna il suo nero gattino parlante Gigi. A cavallo della classica scopa Kiki prende la via del cielo verso un’avventura che più normale non potrebbe essere , visto che si tratta del più puro romanzo di formazione. Ma non per questo meno interessante.



Kiki deve prendere contatto con la popolazione, farsi amare, mettere i suoi poteri a vantaggio della gente. Deve uscire dal guscio ed entrare in empatia con gli altri. Sorridente, generosa, volenterosa, Kiki assomma tutte le qualità che si dovrebbero ritrovare nelle persone. E’ proprio questo il messaggio, un inno alla concordia, senza essere sdolcinato è una favola lieve sui rapporti umani e i sentimenti che li regolano.



Come da tradizione il mondo creato da  Miyazaki            non è estraneo alla magia ma al contrario ne accetta la presenza, integrata alle faccende più spiccatamente umane. All’arrivo nella città infatti Kiki si chiede se sia o meno già occupata da una strega, quasi a ratificarne l’esistenza e il ruolo di “protettrice” del luogo in cui si stabilisce, ribaltandone di fatto la tradizione malefica. Gli umani sono sì stupiti dal vedere una bambina che vola sulla scopa ma non così tanto da esserne sconvolti, la natura prevede anche questo tipo di prodigi.



La grafica è molto pulita, morbida come da tradizione ma quello che stupisce in questo lungometraggio è il coraggio di affrontare una storia basata sulla normalità della vita. Kiki si stabilisce da una panettiera e incomincia a fare le consegne  a domicilio sfruttando il suo talento del volo. E così si parla di pane, di sformati da consegnare, dell’amicizia di  una ragazza pittrice, dell’amore del suo gattino per la gattina vicina di casa. Il conflitto che è alla base di ogni drammaturgia viene ridotto ad un ritardo nella consegna di un giocattolo e si freme per quel contrattempo.



 Così come ci si perde nel vento che spettina la piccola Kiki, nel suono del mare, nel ricordo di qualcosa che lambisce l’anima, accarezza un languore intimo e sussurra sensazioni semplici che suonano come universali.

L’azione non è importante  quanto l’interazione dei personaggi, gli sguardi, le pause silenziose immerse nei suoni della vita quotidiana. Miyazaki   si prende il tempo di narrare, attento alle sfumature e al non detto, qualcosa che l’animazione ipertrofica e chiassosa odierna ha dimenticato di fare. I personaggi sono approfonditi e reali, i luoghi diventano luoghi dell’anima così che quei personaggi diventano sognatori della realtà che vivono.  

Ad un osservatore attento il risveglio mattutino di Kiki,  nella compostezza dei gesti richiama alla memoria la famosa scena del risveglio della servetta di  Umberto D. di Vittorio de Sica. La poesia è presente nel gesto quotidiano poiché il mondo è colorato, profumato e bello per chi sa guardare con occhi da fanciullo.
Soprattutto Kiki – consegna a domicilio, non prende in giro i bambini. Non li tramortisce con effetti speciali. Non li offende con caratterizzazioni irriverenti dei personaggi. Si avvicina alla loro anima con semplicità, parla ai loro cuori non come piccoli consumatori di emozioni a buon mercato ma come  persone con una loro, peculiare privata sensibilità, quali sono. E il messaggio è chiaro. Kiki quando si intristisce perde la magia. Poiché la magia non è altro che leggerezza di cuore e di sguardo.



Poesia e rispetto. Grazia. Sa di aria fresca e meraviglia, di pane appena sfornato.  Questa è la magia. Questo è il cinema di Hayao Miyazaki                .
E per questo, ancora una volta non si può fare altro che  definire questa opera come l’ennesimo capolavoro di un genio semplice.   

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