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The Mission - Il gioco della triade

Regia di Johnnie To vedi scheda film

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La recensione su The Mission - Il gioco della triade

di pazuzu
8 stelle

Scampato miracolosamente ad un agguato, il boss della triade Lung decide di ingaggiare cinque nuove guardie del corpo con lo scopo di proteggerlo e cercare il responsabile. The Mission è un superbo noir travestito da action movie, caratterizzato dall'elevato livello di eleganza formale, specialmente delle scene d'azione: un esempio su tutti, nonché momento più alto della pellicola, la sparatoria nel centro commerciale nella quale i cinque protagonisti, dopo essersi mossi coreograficamente come un corpo unico, trovano la posizione strategicamente (ed esteticamente) perfetta e così restano, praticamente immobili: non c'è frenesia nei loro gesti ma armonia, la loro è quasi una danza al tempo stesso istintiva e cerebrale, e alla calma olimpica con cui individuano e giustiziano i nemici di turno corrisponde quella del regista, la cui camera da presa, morbida e sinuosa, non fa mai un movimento al di là del necessario, non aggiunge orpelli inutili, né tantomeno ha scatti nevrotici. Per questo ed altri passaggi di plastica e geometrica perfezione, The Mission è un riuscitissimo esercizio di stile, quasi interamente girato in notturna e limpidamente fotografato con prevalenza di blu luminosi e densi, messo in scena ad un ritmo misurato ma solenne, snellito nei dialoghi e contrappuntato da un tema musicale ripetitivo e demenziale (pare uscita da un vecchio Commodore 64) che può generare ilarità ai primi ascolti ma che impiega poco per integrarsi diventando tutt'uno con le immagini in un ipnotico gioco ad incastro. A volergli cercare ostinatamente un difetto lo si può individuare nell'intreccio poco elaborato e nel cambio di registro, apparentemente brusco e farragginoso, che avviene a 20 minuti dalla fine, a missione compiuta: ma se da una parte all'effettiva leggerezza del plot non corrispondono superficialità o noia bensì un'agilità che al film giova, dall'altra va sottolineato che non è tanto la missione in sé il vero trait d'union della pellicola quanto (aggiungendo, appunto, sostanza alla già notevole forma) il legame di rispetto e lealtà cui le guardie del corpo (moderni samurai) si ispirano costantemente e al quale costantemente obbediscono. E proprio ai magistrali ultimi venti minuti corrisponde un'accelerazione di ritmo che porta dritti verso un epilogo teso e di ineccepibile efficacia.

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