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Il lamento sul sentiero

Regia di Satyajit Ray vedi scheda film

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La recensione su Il lamento sul sentiero

di alan smithee
10 stelle

locandina

Il lamento sul sentiero (1955): locandina

FESTA DEL CINEMA DI ROMA 15 - RETROSPETTIVA SATYAJIT RAY "Tutti dovrebbero partire almeno una volta. Restare sempre nello stesso posto rende meschini; è succeso a me. Anche a me piacerebbe partire.... vedrò cosa ne dice mio marito."

Una famiglia che vive in ruderi di antichi poderi in una zona rurale e poverissima del Bengala Occidentale.

Il padre Harihar fa il sacerdote, lettore di orazioni e cerimoniere religioso, e vive delle elemosine dei fedeli, anche se medita di trasferirsi a Calcutta in cercacdi forruna. La moglie Sarbajaya si occupa dei due figli ancora bambini, la bimba Durga e il piccolo Apu, dando asilo anche ad una vecchia zia zoppa e cieca di nome Indir, donna apoarentemente bizzarra e maldestra, ma invero custode di una sua genuina e lucida saggezza.

La ricerca affannosa di migliorare lo stato di indigenza del nucleo, che spinge la bimba anche a rubare frutta nell'orto dei vicini, aizzandoli contro di loro, finirà per dividere l'affiatato gruppo, costretto anche a soccombere di fronte ad incontrollate calamità naturali, che porteranno morte, lutti e devastazione.

Esordio straordinario al cinema per quello che diventerà uno dei massimi autori cinematografici non solo indiani, ma di sempre, che qui, influenzato dalla scuola neorealista italiana, dipinge con finezza e accorata partecipazione, la strenua lotta del ceto più povero, per tentare di migliorare a tutti i costi la propria posizione sociale.

Tutt'attorno, una società indiana saldamente schierata per caste che appare quasi impossibile poter scavalcare, ma anche una solidarietà e tolleranza che unisce nella sofferenza e nell'indigenza più disperata, un ceto sopraffatto da difficoltà e sfortune senza fine.

Il film, epopea magnifica, commovente ed assai toccante, costituisce il primo, indimenticabile capitolo della preziosa "trilogia di Apu", in cui il bimbo così chiamato ora appare solo come uno dei personagvi di contorno, costruendosi un proprio percorso di vita più concentrato sulla sua figura, nei due successivi ed altrettanto esemplari capitoli successivi.

Il tocco di Ray si rivela folgorante nella ricostruzione delle scene artorno al focolare domestico, tra gattini che scorazzano nel fangoso cortile e bimbi che zampettano scalzi sempre in cercacdi qualcosa di cui sfamarsi.

Ma sono gli sguardi dei protagonisti a rivelarsi indimenticabili, puri nella loro imperfezione che viene ostentata ad esempio nella figura incredibile della storpia e cieca zia Indir.

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