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Ghost in the Shell

Regia di Mamoru Oshii vedi scheda film

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La recensione su Ghost in the Shell

di nosignal
10 stelle

Il film più famoso di Mamoru Oshii è un capolavoro della fantascienza cinematografica moderna. Sia dal punto di vista concettuale, sia dal punto di vista tecnico, il lungometraggio del 1995, basato sul manga omonimo di Masamune Shirow, negli anni successivi la sua uscita ha influenzato in maniera radicale gran parte della cinematografia di genere sci-fi, promuovendo una versione del topic cyberpunk fortemente legata alla filosofia cartesiana. A sbalordire sono, innanzitutto, la regia di Oshii, uno dei più grandi se non il più grande regista d'animazione della storia del cinema, e la sua attenzione al dettaglio, entrambe fortemente influenzate dalla scuola di Tarkovskij: sequenze statiche, evocative e dall'impronta perennemente introspettiva a prescindere che in campo vi sia un personaggio o no. Infatti, proprio il focus di Oshii, posto sulle ambientazioni, fatiscenti quanto futuristiche, offre per più di una volta la sensazione di trovarsi nella stessa location di Stalker ma proiettata nel futuro. Avanguardia scientifica e degrado convivono in una Tokyo umida e grigia, meccanica e al tempo stesso dal respiro primoridiale. La metropoli si dirama come un enorme formicaio nel quale i cittadini, alcuni umani o robot, altri cyborg, procedono inesorabili giorno dopo giorno compiendo i propri doveri senza avere il tempo di pensare a se stessi, di porsi domande circa la propria esistenza. Solo la protagonista, il maggiore Motoko Kusanagi, capo della sezione "crimici informatici" della polizia di Tokyo, sembra "soffrire" di questo impiccio che è l'interrogativo filosofico per eccellenza. Per questo motivo, Ghost In the Shell regala uno dei protagonisti femminili più curati di sempre e riesce, dal meraviglioso incipit fino all'altrettanto sbalorditivo finale del film, a rendere Kusanagi un cyborg che, malgrado sia ovviamente limitato nell'esprimere emozioni, impressiona per intelligenza, carisma, bellezza e forza (non solo fisica).

La trama è un giallo-spionaggio dal sapore tetro - ma non ancora noir come sarà il sequel del 2004 - nel quale un criminale misterioso, il "signore dei pupazzi", dà filo da torcere alla protagonista e ai suoi colleghi. Kusanagi sente di volerlo incontrare non solo per senso del dovere, bensì per via di una motivazione interiore che la spinge a dubitare di se stessa e della sua esistenza. Vede nell'entità criminale una possibile fonte di inarrivabile saggezza, un oracolo pronto a rispondere alle molte domande che la angosciano. Mamoru Oshii, tramite i personaggi e la sua impeccabile regia, declina il pensiero cyberpunk, per sua natura distopico e dal retrogusto amaro, in una messa in scena cupa e in una visione completamente cinica della vita terrena, facendo così superare alla sua opera il cliché alla Blade Runner del dubbio circa "le menti altrui" o, detto in gergo epistemologico, dello "scetticismo verso l'introspezione" (è un cyborg o no? / esiste o no?).

Lo studio di animazione Production I.G crea innovazioni eccezionali, soprattutto per quanto rigaurda il miglioramento della cgi e l'avanzamento della computer grafica implementata nella tecnica d'animazione tradizionale. Per capire bene l'impatto che Ghost In the Shell ha avuto nel mondo dell'animazione consiglio di vedere i contenuti speciali presenti nel blu-ray dell'edizione originale (1995), oppure del remake (2008). 

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