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Tutte le ore feriscono... l'ultima uccide

Regia di Jean-Pierre Melville vedi scheda film

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La recensione su Tutte le ore feriscono... l'ultima uccide

di hupp2000
10 stelle

"Polar" senza pecche, uno dei capolavori di Jean-Pierre Melville, con Lino Ventura e Paul Meurisse semplicemente giganteschi. Mi unisco volentieri al coro di lodi che ha suscitato.

Non credo di esagerare dicendo che “Le deuxème souffle” (assurdo o quanto meno strampalato il titolo italiano) di Jean-Pierre Melville può essere considerato un film paradigmatico del genere “noir”. Può infatti essere utilizzato come modello di coniugazione e declinazione del genere in questione. Una sceneggiatura stringata, uno scontro epico tra "flics” et malavita, codici d’onore e tradimenti, una rapina da manuale di cinematografia di qualsiasi epoca, personaggi rocciosi con molte macchie ma senza paura e un tragico finale sono gli ingredienti perfettamente dosati che ne fanno un indiscutibile capolavoro.

Lino Ventura nella sua incarnazione del carismatico Gustave Minda detto “Gu” domina l’intero film pronunciando pochissime lapidarie parole, con la smorfia da duro stampata sul volto dall’inizio alla fine. E’ un assassino, certo, un evaso e un delinquente disposto a tutto per raggiungere i suoi obiettivi, ma con un suo personale rigore morale e senso di giustizia, capace di amare sinceramente una donna pur sapendo di non avere alcun futuro insieme a lei e fedele agli amici veri, quelli che non tradiscono e ti aiutano anche nelle circostanze più disperate. Al suo fianco troviamo uno stuolo di attori tutti perfettamente in parte, vecchie conoscenze ampiamente collaudate in numerosi altri film del genere, come Michel Costantin, Marcel Bozzuffi e Paul Frankeur. Una menzione particolare merita tuttavia Paul Meurisse, l’ispettore Blot, diretto antagonista di Lino Ventura. Tutt’altro che granitico ma altrettanto determinato nella sua missione, ha il senso di una rassegnata ironia nella lotta ad un mondo che conosce come le sue tasche. Se “Gu” è taciturno, l’”inspecteur Blot” non è avaro di parole. In una delle scene iniziali, irrompe in un bistrot il cui gestore è stato appena assassinato. Con virtuosistica scioltezza e un fraseggio da antologia, si mette ad interrrogare uno ad uno tutti i presenti chiamandoli per nome, raccontando egli stesso quello che ognuno dichiarerà di aver visto e fatto durante l’aggressione. Fornisce da solo domande e risposte, tutte confermate dagli interrogati che non possono far altro che annuire abbassando gli occhi. Una scena che si vorrebbe non finisse mai!

Uno degli aspetti che hanno reso immortale la filmografia di Jean-Pierre Melville è certamente la sobrietà, direi quasi la semplicità della sua regia. Il cineasta non s’incarta mai, non sa cosa sia un dettaglio inutile, evita sapientemente il fracasso anche nelle azioni più concitate, mira direttamente all’essenziale e rinuncia sistematicamente a facili effetti spettacolari. Eppure, come non restare a bocca aperta e con il fiato sospeso durante la lunga sequenza della rapina al furgone portavalori? La scena è caricata al punto giusto dal puntiglioso racconto della sua preparazione per poi materializzarsi sotto gli occhi attoniti dello spettatore con un susseguirsi di riprese rapide e travolgenti. Solitamente, momenti apicali di film di questo genere preludono al finale della storia. Qui, invece, manca ancora quasi un’ora di racconto, perché un altro punto forte del film è la sua sceneggiatura, scritta dallo stesso Melville ma tratta da un romanzo dello specialista in materia che fu José Giovanni. Condannato a morte per aver collaborato con la Repubblica di Vichy durante l’occupazione nazista, la pena venne poi tramutata in dieci anni di lavori forzati durante i quali entrò in contatto tutt’altro che superficiale con il mondo della mala. Diventato apprezzato scrittore della “série noire”, fu anche regista e gli si devono pellicole di indubbio valore come “Ultimo domicilio conosciuto” del 1969 con lo stesso Lino Ventura, ma anche “Due contro la città” (1973) o “Lo zingaro” (1975). Anche in questo caso, il sua scrittura non fa una piega.

In conclusione, sono ben lieto di unirmi al coro di approvazioni che questo film ha ottenuto nel nostro sito.

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