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The Terence Davies Trilogy

Regia di Terence Davies vedi scheda film

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La recensione su The Terence Davies Trilogy

di steno79
8 stelle

Nella Trilogia di Davies assistiamo al calvario esistenziale di Robert Tucker, un omosessuale cattolico di Liverpool che è chiaramente un alter ego del regista, dall'adolescenza fino al giorno della sua morte.


1976 - In "Children" troviamo il piccolo Robert in un'austera scuola cattolica, dove è subito preso di mira da alcuni compagni, che lo sfottono chiamandolo "finocchio" e lo picchiano. Il rapporto con gli insegnanti è ugualmente problematico, visto che essi lo puniscono per aver risposto alle provocazioni dei compagni, mentre in famiglia Robert ha a che fare con un padre malato e dispotico, che talvolta arriva a picchiare la moglie per gelosia. Inoltre, Robert scopre la propria "diversità" un giorno in piscina, quando non riesce a staccare gli occhi da un ragazzo piuttosto muscoloso. La sezione si conclude con la morte del padre e la conseguente liberazione dalla sua tirannia di Robert e della madre.


1980 - In "Madonna and child" troviamo il protagonista ormai adulto, che svolge un lavoro di routine in un ufficio, e che vive ancora con l'anziana madre, prendendosi cura di lei. Robert è prigioniero di se stesso, poiché deve continuamente mentire alle persone che lo circondano per non rivelare il "peccato" della sua omosessualità, ed è costretto a cercare le proprie soddisfazioni sessuali come può, con furtivi rapporti che non bastano comunque a risollevarlo dalla sua disperazione.
1983 - In "Death and transfiguration" ritroviamo l'anziano Robert Tucker ricoverato in un ospedale di Liverpool, mentre ripensa a vari momenti della sua vita passata, prima di giungere ad una sofferta e dolorosa morte.
Il film è girato in un bianco e nero molto contrastato che sottolinea le atmosfere tristi e disperate della vicenda e, a livello stilistico, è giocato su una complessa struttura di flashback e flashforward all'interno di ogni sezione (le tre parti, infatti, sono dipendenti l'una dall'altra), e in particolare nell'ultima, "Death and transfiguration", dove si passa senza soluzione di continuità dall'infanzia all'età adulta e alla vecchiaia del protagonista.

Il referente più vicino alla Trilogia di Davies è la "Bill Douglas Trilogy" (1972-78), anch'essa divisa in tre parti e realizzata da un cineasta indipendente inglese del tutto sconosciuto in Italia. La Trilogia di Davies risulta notevole soprattutto come un inno alla resistenza e al trionfo della dignità umana anche nelle situazioni più angoscianti e difficili, con un netto rifiuto di soluzioni moralistiche e consolatorie. La visione di cui è impregnata la Trilogia è completamente laica, perché riflette un dissidio insanabile tra fede e sessualità, dissidio che ha tormentato lo stesso Davies che ha deciso di abbandonare le pratiche religiose intorno ai vent'anni, e infatti nel film vi è un sentimento di rifiuto nei confronti del cattolicesimo, il cui errore, secondo il regista, è quello di voler instillare a tutti i costi il senso del peccato nell'uomo, che invece secondo lui è sostanzialmente buono. Quello che resta maggiormente impresso del film sono soprattutto le scene di violenza, dai maltrattamenti subiti a scuola dal piccolo Robert dai compagni a quelli subiti da sua madre per mezzo del padre, ma Davies, nel mettere in scena questi episodi traumatici della sua vita, ha cercato di esorcizzarli e di superarli, tentando di raggiungere una pacificazione interiore e utilizzando il mezzo cinematografico per fare una sorta di autoanalisi terapeutica.
voto 8

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