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Popeye. Braccio di ferro

Regia di Robert Altman vedi scheda film

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La recensione su Popeye. Braccio di ferro

di maso
2 stelle

 

 

Altman muove i primi passi negli anni ottanta e lo fa con il piede sbagliato sotto ogni aspetto.

La scelta del soggetto è già di per se un'idea malsana: come si può solo pensare di trasporre a livello filmico in maniera interessante un personaggio così cartoonish come Braccio di ferro? Non hai scampo se non quello di fare un film che non interessa ne gli adulti ne tanto meno i bambini proprio perchè ai primi non interessa vedere degli attori che si muovono come cartoni e per i secondi risulta difficile concepire degli adulti atteggiarsi a pupazzi colorati.

La banalità della storia poi avrebbe coperto a malapena un'ora di film e quindi si è pensato incautamente di allungare il brodo con numeri musicali terrificanti musicati dal grande Harry Nilson che nel bel mezzo della realizzazione di un suo disco fu arruolato nell'impresa, il che fa pensare ad una marchetta brutta e raffazzonata come le canzoni che si odono in colonna sonora, e bisogna dire che chi le canta non aiuta a renderle ascoltabili.

Povero Robin Williams, al suo esordio sul grande schermo si impegna tantissimo nei panni del protagonista e bisogna ammettere che il ruolo gli sta anche bene nelle smorfie e le movenze da lui sciorinate ma è l'idea di base a non funzionare in più gli girano intorno personaggi noti e inesistenti nel fumetto che non lo aiutano a far divertire gli spettatori: la Duvall è la miglior Olivia possibile in circolazione tanto che come da lei raccontato a scuola la chiamavano così ma la sua resa del personaggio è odiosa, lamentosa, inascoltabile quando parla e quando canta anche per le battute che il copione le mette in bocca mentre l'Olivia originale era si lamentosa e sopra le righe ma anche simpaticamente goffa e impacciata, il sosia di Bud Spencer ovvero Paul Smith è ovviamente Bruto che in originale era un simpatico farabutto destinato a soccombere e anche se pure qui il suo destino è segnato si limita a smorfieggiare con gli occhi come quando faceva il clone di Bud Spencer, Poldo e Papà trinchetto non lasciano il segno e Pisellino è Pisellino visto che un cartone lo puoi animare ma un bambino troppo piccolo non può recitare, il resto dei personaggi aggiuntivi non servono a niente e non si ricordano.

Le uniche cose azzeccate sono la fotografia di Rotunno e la location unica del villaggio marittimo costruito sulle coste maltesi rimasto intatto ancora oggi come meta turistica, il grosso del film si svolge tutto li anche se la staticità della sceneggiatura lo sfrutta al minimo e quando il film si sposta nell'isoletta di fronte per lo scontro fra Bruto e Popaye il tutto viene indebolito da un montaggio pasticciato che salta fra i due contendenti, Pisellino, una gommosa piovra subacquea e una satrnazzante Olivia in maniera così scoordinata da far pensare che Altman a questo punto della produzione non vedesse l'ora di finirla.

Insuccesso di critica e di pubblico per un regista che stimo molto e bisogna dire che questo flop sarà di cattivo auspicio per Altman visto che gli anni ottanta saranno il periodo più scadente della sua carriera.

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