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Barbarossa

Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film

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La recensione su Barbarossa

di sasso67
8 stelle

Kolossal da camera, o da camerata, di Kurosawa, che aspirava a un film eccezionale e definitivo in tutti i sensi, anche per la durata fluviale (tre ore), nonché per l'interpretazione iconica di Toshiro Mifune. «Ma forse» ha giustamente commentato Tassone «i capolavori non si programmano, bisogna sempre lasciare una porticina aperta al caso». E infatti "Barbarossa" è tutt'altro che un capolavoro: tutto è troppo studiato, programmatico, perfino l'interpretazione agiografica di Mifune, che, ironia della sorte, non soddisfece affatto il regista e sancì la definitiva separazione del sodalizio più fecondo della cinematografia giapponese, produttivo di diciassette film il cui valore medio è altissimo. Al di sotto di questa media è sicuramente Barbarossa, la cui seconda parte è fin troppo strappalacrime e quasi favolistica e miracolistica (il salvataggio del Topino, gridando il suo nome nel pozzo). Il film - è bene intendersi - è sicuramente valido, ed è uno straordinario romanzo di formazione, nel quale il protagonista, il giovane medico Yasumoto, subisce lo stesso processo di maturazione che era toccato alla principessa Yuki della "Fortezza nascosta" (1958), finendo per privilegiare la missione alla professione medica. Però, se si deve dare un giudizio complessivo sul film, mi trovo d'accordo con chi, come Mereghetti e Tassone (anche se questi predilige la seconda parte "alla Miserabili" alla prima), sottolinea i difetti di "Barbarossa": i quali, probabilmente, nascono da un eccessivo autocompiacimento di Kurosawa e da un desiderio di voler piacere a tutti i costi al pubblico (e ai produttori?) occidentale; anche in questa prospettiva si spiegano alcuni elementi, come la colonna sonora composta di grandi classici (Haydn, Beethoven) e gli intermezzi quasi comici, come lo scontro tra Barbarossa e gli scagnozzi del bordello, dove il medico sembra un vero e proprio antesignano di Bud Spencer.

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