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Cane randagio

Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film

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La recensione su Cane randagio

di tafo
8 stelle

Non credo di esagerare dicendo che se questo film fosse uscito in Italia  quando doveva (1949-50) la storia del cinema sarebbe cambiata. L'opera decima del regista giapponese poteva ridare fiato e slancio al neorealismo italiano, in quegli anni in netto calando, oppure poteva gettare nello sconforto più totale i nostri registi che raramente avevano visto venti minuti più puri e realistici di quelli della discesa nei bassifondi del poliziotto Mifune travestito da povero. Nella realtà il film non verrà recuperato ne dopo Rashomon ne dopo il leone d'oro  e nemmeno dopo la sua scoperta francese degli anni sessanta. Il senso dell'affermazione perentoria di Sadoul che avrebbe scambiato cento Rashomon con un Cane Randagio sta, a mio avviso, nella capacità innovativa del film per quegli anni. Capacità rimasta solo potenziale ma che dimostra come Kurosawa aveva appreso la lezione neorealista potendo facilmente andare oltre. In altre parole la modernità di Rashomon è vera oggi come sessant'anni fà, mentre la visione di questo film nel suo giusto contesto temporale sarebbe stata destabilizzante, oggi o negli anni ottanta quando si vide in Italia un pò meno. Queste stesse sconnessioni distribuitive tra Giappone e Italia ci dicono che Ladri di Biciclette usci nel paese di Kurosawa dopo Cane Randagio, sarebbe stato  quindi impossibile per il regista più copiato della storia del cinema copiare dal film del regista italiano. I punti di contatto tra i due film comunque ci sono, la bicicletta vale come la pistola di Murakami, serve ad affermare il proprio posto nel mondo, la propria funzione sociale. La forza morale del protagonista fà la differenza, la disperazione di De sica-Zavattini è quella di un popolo la cui etica privata non è mai superiore a quella pubblica, nella disperazione di Kurosawa accade l'esatto contrario. La morale del poliziotto riesce ad essere più forte dell'ambiente circostante e aiutato dall'esperienza di un collega anziano capisce che un crimine è sempre un crimine e se si ha fiducia nella società umana e nelle sue regole come tale deve essere punito. L'etica privata deve essere sempre superiore a quella pubblica anche nel Giappone del dopoguerra sconfitto e americanizzato, anche se il movente del ladro era quello di soddisfare i desideri della ragazza amata.La differenza tra bene e male è sempre sottile ma è determinata soprattutto da come si reagisce agli ambienti malvagi, da come in definitiva la nostra coscienza ci fà pensare e agire. Murakami deve passare attraverso i suoi dubbi e la sua disperazione per diventare un uomo, deve fare esperienza del bene e del male per poter scegliere, il suo processo di formazione deve concludersi con la cattura del ladro, cattivo a cui viene concesso la pietà di un grido disperato, poco consolatorio e però umanissimo. 

Su Toshiro Mifune

..... e se  non avesse vinto il leone avrebbero dato il premio all'attore per la magistrale interpretazione.

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