La recensione su Ida, who sang so badly even the dead rose up and joined her in song

di alan smithee

6 stelle

TFF 43: CONCORSO LUNGOMETRAGGI Il titolo, traducibile con "Ida che cantava così male che persino i morti si sono alzati e si sono uniti a lei nel canto", suona come ironico e divertente, ma il sentimento, pur restando bonario, muta nel corso della narrazione della storia. La vicenda è appunto incentrata sulla figura timida e riservata di Ida, una bambina di dieci anni, introversa e fantasiosa che vive in un piccolo villaggio nella remota regione del Prekmurje, in Slovenia, durante il periodo della Jugoslavia comunista e che, con il peggiorare delle condizioni della adorata nonna, soggetta a frequenti svenimenti, l'ultimo dei quali si è concluso con una canzone fuoriuscita alla meglio dalla voce della nipote, si convince che attravetso il canto del coro scolastico, ella possa tenere in vita la cara nonna malata.

Per questo la bimba le tenta tutte pur di farsi prendere, nonostante anche la ottimista e volonterosa insegnante non possa che ammettere che sia davvero stonata.

Tra sogno, fervida immaginazione tipica dell'età adolescenziale, il film, opera prima della regista slovena Ester Ivakic, si concentra sul dinamico e quasi eroico tentativo della protagonista di superare le difficoltà, utilizzando come arma privilegiata la propria fantasia, alla strenua ricerca di un rifugio nel mondo della musica per allontanare un temuto brutto evento.

Ida, costretta a vincere la propria ritrosia per sfidare e vincere le proprie limitazioni, musicali e non solo, con particolare riferimento alle difficoltà che il mondo esterno le impone, è un personaggio che si guadagna stima ed affetto dinanzi agli occhi dello spettatore, in un film medio girato nel suo complesso in modo convincente.

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