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Il giorno degli Zombi

Regia di George A. Romero vedi scheda film

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La recensione su Il giorno degli Zombi

di Piace91
9 stelle

Il terzo capitolo della saga degli zombi di George Romero viene spesso definito come il poveretto della famiglia. Quel film che, sì, è carino e ben congegnato, ma non può nemmeno sfiorare la grandiosità e le idee apripista del primo, né la grande ambientazione e la folgorante critica sociale del secondo. Io invece non solo ritengo che Il giorno degli zombi abbia una profonda identità e una grande dignità cinematografica, ma che possegga anche un sottotesto molto più potente e variegato. 

 

La storia la conosciamo tutti: gli zombi hanno preso il controllo del mondo e gli umani vivono in basi segrete sotterranee. In una di queste, un professore porta avanti una ricerca scientifica per riuscire a dominare i morti viventi, catturati e utilizzati come cavie. Scienziati, tecnico radio ed elicotterista sono protetti da alcuni militari. La convivenza tra questi si fa sempre più difficile: i militari corrono molti rischi nella cattura degli zombi, non vengono messi al corrente degli sviluppi della ricerca e cedono sempre più alla violenza, esaltati dal potere delle armi; dall'altra parte, i ricercatori soffrono il clima da caserma che si respira.

 

Questo complesso intruglio di emozioni e problemi è già soffocante di per sé, figuriamoci se ogni scena è ambientata in un bunker cupo, buio e di cui vengono inquadrati quattro ambienti principali. La scena si stringe sempre più e lo spettatore si trova senza via d'uscita. A tutto ciò va aggiunta una tensione crescente che plasma il ritmo del film, fino a un finale debordante che vede il capolavoro di Tom Savini agli effetti speciali: uno splatter curatissimo e disturbante, ben intelaiato nello sviluppo della pellicola, assolutamente non fine a se stesso. Sebbene la scena finale sia molto aperta, quasi a lieto fine, il film è il più nichilista, il più pessimista di Romero, che non salva niente e nessuno nella società a lui contemporanea. 

 

Tre istituzioni cardine della vita dell'uomo sono infettate di follia e portate al'autodistruzione: potere, religione, scienza.

 

Il potere è rappresentato dal capitano Rhodes e dai suoi uomini. Rhodes è un esaltato, fa più paura degli zombi: le armi sono un prolungamento del suo corpo, è glaciale, impone ordine e disciplina col terrore senza dare nulla in cambio, accecato dalla brama di potere e dalla paura. Un personaggio ben delineato, pericoloso e inquietante, al contrario dei suoi uomini che, pur mantenendosi funzionali alla trama e alle esigenze di copione, sono più degli animali senza sfumature. Quando Rhodes e i suoi militari prenderanno di petto la situazione, genereranno una spirale di violenza che li inghiottirà. 

 

La religione è rappresentata da Miguel Salazar. Miguel è il personaggio più debole del bunker: le continue ore di lavoro e i suprusi dei militari lo rendono mentalmente instabile, prossimo a un crollo nervoso. E' l'unico personaggio di cui vengono mostrate tutte le debolezze e l'unico che sembra avere un lato spirituale, forse la sola ancora di salvezza che riesce a farlo sopravvivere in quella situazione estrema. Il suo sacrificio finale, quando ormai è moribondo, sembra un atto di espiazione, ma forse è più una folle vendetta che porta alla distruzione di tutto quel mondo marcio e soffocante che lo ha annichilito per tutto quel tempo. 

 

La scienza è invece rappresentata dal Dr. Logan. Il Professore è una figura molto complessa, a metà tra una mente superiore e un macellaio. Il suo scopo è trovare la via per coesistere con gli zombi, per addolcirli e dominarli. Forse addirittura per creare una nuova evoluzione, un nuovo essere umano che non commetta gli stessi errori e che non regredisca a comportamenti bestiali. Per arrivare al suo obiettivo, il Professore attua una serie di macabri e sanguinari esperimenti sui morti viventi, che vengono presentati da Romero come veri prigionieri in attesa di un terribile destino. Gli unici personaggi verso i quali lo spettatore prova vera pietà. Il che è paradossale.

 

Questo lato Cronenberghiano del film è interessantissimo. Il Professore si erge a nuovo creatore, utilizza la scienza per farsi artefice di un progresso che all'uomo è celato: sovraeccitato di superbia, va oltre il limite del cammino scientifico e per questo viene punito. Inoltre, è cieco davanti a ogni scoglio che potrebbe ostacolarlo: non ha un minimo rimorso nell'utilizzare i cadaveri dei militari uccisi, né nell'arrecare sofferenze agli zombi e, rinchiuso nella torre d'avorio della sua tracotanza, non calcola le richieste di trasparenza dei militari. Lo chiamano Frankenstein perché armeggia con la morte e con la vita, ma potrebbero tranquillamente chiamarlo Mengele o Shiro Ishii. Logan rappresenta la follia di una scienza che non conosce barriere.

 

Davanti a tre istituzioni fondamentali che cadono sotto l'avidità e la presunzione dell'uomo, forse la vera speranza risiede proprio in Bub, lo zombi addomesticato, ingentilito, che ascolta la musica, ricorda i costumi del passato e soprattutto i modi del vivere civile. Quello stesso zombi che, in una delle scene più potenti del film, fa il saluto militare a un Rhodes troppo selvaggio per sapergli rispondere. 

 

Romero non salva nessun elemento di una società prossima all'autodistruzione perché non conosce civiltà.

 

Posso dire un'eresia? Il piccoletto è molto più maturo del suo fratello maggiore. 

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