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Fino all'ultimo respiro

Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Fino all'ultimo respiro

di Furetto60
8 stelle

Film manifesto della Nouvelle Vague,primo di Jean-Luc Godard,memorabile

Michel, giovane sbandato,amorale e straffotente,ruba un'automobile e scappa contando  di rifugiarsi in Italia.Inseguito da due agenti, ne uccide uno e continuando la sua fuga, giunge a Parigi.A corto di soldi deve ricorrere ad alcuni amici per un prestito,poi si reca dalla sua amante americana Donna Patricia, per la quale prova una grande passione,ma la ragazza sembra piuttosto svogliata nei suoi confronti e continua ad "amoreggiare" con un collega presso il  giornale dove lavora. La polizia intanto scopre che l'assassino dell'agente, è Michel e si mette sulle sue tracce,durante le indagini,viene interrogata anche Patricia,la quale all'inizio fa il gioco di Michel,ma poi non esita a denunciarlo alle forze dell'ordine,che lo braccheranno fino al tragico epilogo.

Ispirato a un piccolo fatto di cronaca dell'epoca,sembrerebbe ad una lettura superficiale, una banalissima storia criminale,ma se lo si analizza con l'attenzione che merita, ci si rende conto che alcune delle classiche regole, usate nella costruzione di un film prima d'allora, sono modificate radicalmente.

Fu il film manifesto della generazione di registi francesi degli anni ’50-’60,definita Nouvelle Vague,primo di Jean-Luc Godard, lavoro di rottura,decisamente anarchico,assolutamente anticonformista,che cambiò completamente il modo di fare cinema,attraverso le innovative e rivoluzionarie  tecniche utilizzate dal regista, come le riprese effettuate con la macchina a mano e i tagli di montaggio dal ritmo irregolare.

La mpd di Godard, sembra inseguire i personaggi, le riprese appaiono  spontanee e danno un senso di immediatezza, lo spettatore si sente  calato completamente nella scena,come se la realtà venisse ripresa  in modo autentico, senza alcun artifizio tecnico,tramite dei lunghi piani-sequenza alternati a inquadrature brevi, che non vengono raccordati con i"metodi" classici, ma attraverso la cosidetta  tecnica del "jump-cut", cioè un  montaggio di una sequenza,realizzato tagliando la parte centrale,producendo l'effetto di un narrato che avanza a sbalzi, con brusche accelerazioni, che si alternano a momenti di pausa e riflessione.

L’attore Jean-Paul Belmondo,all'epoca anonimo,che presta il volto al protagonista, Michel,ben guidato dal regista,esibisce una dinamica di sguardi e gesti,del tutto nuova,con occhiate ed espressioni del volto esplicite, quasi ostentando la propria interpretazione,spesso s'intrattiene in  monologhi e addirittura in un passaggio,si rivolge direttamente agli spettatori.

Il protagonista  è un vero antieroe,un autentico perdente,a tutto tondo , gira a vuoto in un'odissea senza senso,senza  scopo,senza speranza,non è un gangster, ma un balordo,che non ha più voglia di vivere, fugge,ma è consapevole di non andare da nessuna parte.

Morirà inspirando un'ultima boccata dell'inseparabile sigaretta,tradito dalla persona cui teneva di più.

 

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