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I ragazzi del massacro

Regia di Fernando Di Leo vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su I ragazzi del massacro

di giansnow89
8 stelle

Quando osserviamo quel manipolo di delinquentelli farsi stupratori e assassini della loro giovane insegnante, la prima impressione che ne riceviamo è di essere dinnanzi a dei figli del demonio. Le loro facce torve sono il manifesto incontestabile del Male che li governa. La loro impassibilità, o meglio ancora la loro ferrea serenità, ci è insostenibile. Di fatto tutto ciò che vien dopo, nel film, si configura come un'umanizzazione progressiva di questi piccoli mostri, a partire da quella prima, orrifica, Polaroid iniziale. Per esempio uno dei ragazzi, il più giovane, non ha il coraggio di guardare la fotografia dell'insegnate straziata; un altro ha sonno, quasi in maniera infantile; un altro ancora sembra raggiungere il suo stato di beatitudine massima solo per il fatto di poter indossare giacca e cravatta, sotto la Galleria Vittorio Emanuele, come una persona perbene. Sono più gli adulti, incredibilmente, nel seguito, a farci ribrezzo: chi non ha intenzione di contribuire a risolvere il caso, chi vuole disfarsi dell'ingombrante presenza dei ragazzi il prima possibile, chi vuole conservare la poltrona... e soprattutto colui che ha empiamente corrotto le menti dei giovani prospettando loro soldi e donne facili. A quest'Omino di Burro è sufficiente una lucente Porsche - e un po' di alcol - per catturare la loro fantasia, e ingabbiarli in un bituminoso sogno da Paese dei Balocchi. Io tuttavia non credo ci sia un intento giustificazionista alla base: come dire, i giovani sono cattivi perché sono cattivi gli adulti. E non è neanche lontanamente presente un sottotesto consolatorio, del tipo, l'uomo nasce secondo principi di bontà, e viene contaminato dall'ambiente che lo circonda. Penso piuttosto che la poetica di Di Leo si cibi di una visione del mondo in cui tutto è nero, sia il giovane sia l'adulto, sia la persona perbene sia l'uomo dei bassifondi, sia il criminale sia il poliziotto. Solo il burbero commissario Lamberti rimane estraneo a questo inferno, ma la sua faccia ci dice moltissimo sul fardello della sua battaglia in solitario.

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