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Alexander

Regia di Oliver Stone vedi scheda film

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Enrique

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Alexander

di Enrique
5 stelle

Stone ci prova, bisogna dargliene atto. Conquistare il mondo (come, prima di lui, solo Alessandro e pochi altri vi riuscirono) con un’opera monumentale, imponente, ambiziosa. Ma l’impresa è complessa; le insidie troppe e il fallimento, dietro l’angolo, (non) tarda ad arrivare (vista la durata).

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Scenograficamente penosa (per l’illuminazione e lo sfondo artificiale) già la scena d’apertura, Stone cerca di riprendersi seguendo Alessandro nella sua Odissea: un viaggio di semplici conquiste per i suoi seguaci macedoni: un viaggio alla ricerca dei confini del mondo e dei limiti umani… alla ricerca del confine che separa l’umano dal divino, per Alessandro. Un viaggio, dunque, lungo il sentiero che fece “Magno” Alessandro, figlio d’Achille. Figlio di Zeus. Semi-dio.

http://www.wallpaperhi.com/thumbnails/detail/20120111/Alexander-The-Great.jpg

Ma Stone sbaglia: sbaglia già nella scelta di C.Farrell (con la sua bella faccia da cane bastonato e la sua - come in quella di altri - capigliatura ben poco macedone).

Ma è l’idea stessa di filmare una storia già scritta a risultare fallace. Per Stone, Alessandro è la vittima designata di una grandezza che gli spetta di diritto, offertagli su un piatto d’argento da Stone/Olimpiade (A.Jolie): è già sua, deve solo allungare la mano e prendersela (senonchè i suoi complessi edipici, la sua sessualità ambigua, la sua avvertita incompletezza e instabilità emotiva - ci dice Stone - rendono tutto più difficile)…

http://cdn-www.cracked.com/articleimages/dan/power/olympias3.jpg

 

 

Non è così. Fu Alessandro a fare la storia, scrivendola sui tanti campi di battaglia (non solo a Gaugamela o in India come nel film) col sangue versato dai suoi nemici.

Appaiono, quindi, inaccettabili - per un’opera che aspiri al titolo di pellicola di genere storico - le numerose ellissi temporali (Leo Maltin), la frantumazione del percorso intrapreso (ritmicamente esangue ed emaciato) in varie sequenze tra loro sconnesse, nonché la scelta di trattare una materia che si situa tra storia e mito con strumenti interpretativi moderni, come la psicoanalisi, (compiendo, così, un errore di prospettiva: sasso 67).

E come già aveva fatto all’inizio, sbaglia anche nella scena finale: troppe parole (quelle di Tolomeo/Hopkins) - e confuse e convulse - per spiegare le contraddizioni di un uomo che, davvero, nessuno capì mai (e mai potrà farlo: Stone compreso).

 

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