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Allodole sul filo

Regia di Jiri Menzel vedi scheda film

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Utente rimosso (SillyWalter)

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La recensione su Allodole sul filo

di Utente rimosso (SillyWalter)
8 stelle

"Dopo il Vittorioso Febbraio la classe operaia prese finalmente il potere e diventò la classe dominante dello Stato. Gli avanzi delle classi sconfitte furono messi al lavoro, così poterono espiare l'appartenenza all'ex borghesia attraverso l'onesto lavoro."

 

Siamo a Kladno, polo industriale ad est di Praga. Gli anni sono per l'appunto quelli successivi al Vittorioso Febbraio del 1948. Nel postapocalittico deposito di rottami di una fonderia il compagno caposettore presenta a un ospite quelli che definisce "lavoratori volontari, la maggior parte di origini borghesi. Fonderemo anche loro in un nuovo tipo di uomini." C'è Il Filosofo, un ex professore di filosofia che ha rifiutato di distruggere la letteratura decadente della borghesia occidentale; Il Procuratore, che è lì perché affermava che l'imputato aveva il diritto di difendersi; poi un ex falegname che aveva brevettato la produzione di tinozze e soddisfaceva la sua cupidigia borghese impiegando 4 operai; un sassofonista ("é qui perché abbiamo abolito i sassofoni in quanto strumenti borghesi"); Il Lattaio ("Siamo orgogliosi di lui, ha deciso di chiudere il suo caseificio per lavorare volontariamente per Il socialismo."); infine il giovane Pavel, un cuoco licenziato da un albergo perché non voleva lavorare di sabato per motivi religiosi. Il deposito confina con un'approssimativa struttura carceraria femminile per detenute colpevoli di diserzione (la diserzione, a quanto pare, è un crimine prediletto da ragazze giovani e carine...). I due gruppi si osservano, si spiano, si sfiorano, si dimostrano un elementare bisogno di contatto umano. Mentre il gruppo dei lavoratori continua ad assottigliarsi ogni volta che qualcuno si azzarda a scioperare o a contestare l'operato del sindacato e del partito (il primo ad essere prelevato è proprio Il Lattaio di cui andavano orgogliosi), il giovane Pavel e una timida detenuta si scoprono innamorati, e dopo molti sguardi e poche ciance decidono di convolare per procura. Grazie all'intercessione del compagno caposettore Pavel porta all'altare la zia di lei e a seguire la dolce metà viene informata dal direttore del carcere che "dalle 11.30 di oggi lei é diventata la Signora Hvezdarova". Stretta di mano. Consegna dell'anello, che cade per il maldestro imbarazzo di tutti i presenti. A questo punto il protocollo prevede che moglie e marito si incontrino in una baracca del deposito mascherata da nido d'amore, ma Pavel ingenuamente esprime nel momento sbagliato la sua preoccupazione per la sorte del Lattaio e del Filosofo e finisce per ritrovarsi (temporaneamente) in loro compagnia ai lavori forzati in miniera. 

 

 

 

ALLODOLE SUL FILO forse non ha le scene cult o l'efficacia comica di TRENI STRETTAMENTE SORVEGLIATI (la più celebre collaborazione tra Jiri Menzel e Bohumil Hrabal), ma di sicuro è illuminato dallo stesso inconfondibile tono, dallo stesso intreccio tragicomico di satira, umanità, tenerezza e desideri terreni. 

 

In uno spazio quasi astratto dove si rottamano montagne di macchine da scrivere e colline di crocifissi, l'ideologia di governo tiene prigionieri i corpi e le menti in spazi sempre più angusti. Costringendo così le persone più diverse a diventare compagne di sventura. 

Contro uno sfondo senza identità le qualità degli esseri umani sembrano ancora più grandi... 

Ma ci vuole della predisposizione e del talento nel disegno dei personaggi per far risaltare speranza e calore umano tra prigioni, detriti, ciminiere, ruggine e miniere. E per convincerti che l'unica cosa che serve agli esseri umani sono altri esseri umani. Forse sono doti che in un qualche modo è necessario sviluppare se si vuol sopravvivere in un paese che vede guerre, dittature e invasioni succedersi senza tregua. Ma direi che ci vuole comunque predisposizione e talento. 

 

COMPAGNO CAPOSETTORE: "Come sta dottore?"

PROCURATORE: "Bene. Da quando mi hanno cacciato dal lavoro, buttato fuori da casa e quasi messo in prigione, mi sento meglio. Ci crederesti che ho pure perso i miei reumatismi?" 

FILOSOFO: "Mandagli una lettera di ringraziamento." 

PROCURATORE: "Preferirei di no, ma questo in qualche modo ha semplificato la mia visione mentale..." 

 

 

Spicca, pur nella sua semplicità, la tenera e sensuale scena in cui le prigioniere chiedono il permesso di aiutare i lavoratori a fare una catena per passarsi della ferraglia particolarmente pesante, e una volta mischiate fanno togliere loro i guanti perché le mani possano toccarsi quando si passano i pesi.

Piccoli momenti di umanità furtiva che esaltano (fin quasi alla poesia) il corpo e i sensi. 

Altrove un lavoratore fa agli altri: "Ragazzi, stasera andate al cinema?" E poi li ritroviamo tutti in fila attaccati alla palizzata del carcere a spiare attraverso le fessure le detenute che si spogliano prima di coricarsi. Alcuni lavoratori continuano comunque a parlare di politica, Il Filosofo invece commenta: "Come suo capolavoro, Dio fece il corpo femminile. Ce n'è da attirare le mani e gli occhi di un uomo." 

 

 

Il primato del corpo e dei sensi, come già in TRENI STRETTAMENTE SORVEGLIATI, riporta di frequente la comicità sui binari del muto. È evidente nell'attenzione per i gesti, gli sguardi, gli imbarazzi e i sorrisi amorevoli (non solo quelli della giovane coppia). Ma è ancor più evidente nel ricorrente intermezzo che vede protagonista il silenzioso ma bonario guardiano delle detenute, fresco di matrimonio con una bellezza zingara che non ha mai vissuto in un appartamento in vita sua e non riesce a dormire nel letto (una sera finisce a dormire sull'armadio, con il buon guardiano che premurosamente si adegua e le passa una coperta). Tutta questa storia parallela si segnala per l'assenza quasi completa di parlato e per la presenza in sua vece di un commento musicale molto evocativo nel suggerire cambiamenti di ritmo o piu pacati momenti di studio, comprensione e muta intesa. 

 

(Foto sopra) COMPAGNO CAPOSETTORE: "Il governo si prende cura delle tue esigenze igieniche." 

RAGAZZINA: "E chi laverà nostra nonna?" 

CAPOSETTORE: "Quello é lavoro per la polizia." 

 

Filmato durante la Primavera di Praga nel '68/'69, ALLODOLE SUL FILO fu poi subito ritirato dalla circolazione per ordine del governo. Tornò visibile solo dopo la Caduta del Muro, ri-debuttò nel 1990 proprio al Festival di Berlino e lo vinse (ex aequo). 

 

 

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