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Melinda e Melinda

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su Melinda e Melinda

di sasso67
4 stelle

Dov'è finito il Woody Allen di "Amore e guerra" (1975), di "Io e Annie" (1977), di "Manhattan" (1979), ma anche quello di "Crimini e misfatti" (1989) o almeno quello di "Pallottole su Broadway" (1994)? Evidentemente fare troppi film non giova alla loro qualità. Per lo meno questo "Melinda e Melinda" è una grossa cagata, da parte di uno degli autori più intelligenti e celebrati dei nostri tempi. Woody Allen dovrebbe sapere che quando non si ha niente da dire è meglio tacere, anche se credo che sappia ancora meglio che ogni cavolata che fa gli porta comunque un bel gruzzolo sul conto in banca. E comunque l'autore newyorkese è uno di quegli artisti che non è capace di starsene con le mani in mano: probabilmente deve scrivere e girare, girare e scrivere per sentirsi vivo. Però dovrebbe tentare di fare a meno di propinarci queste boiate piene zeppe di chiacchiere su chiacchiere, per di più già sentite in almeno una decina di suoi film. E a quale scopo? Per sentirlo vomitare una volta di più una verità così scontata da farci alzare gli occhi al cielo sconcertati e increduli che il vecchio Woody voglia ricordarcela ancora una volta con modi da sophisticated comedy. Qui si tratta di due scrittori che, seduti al bar, da un episodio banale traggono uno lo spunto per una commedia e l'altro per una tragedia, per giungere alla conclusione - e sai che novità! - che la vita è una commistione dell'una e dell'altra, e che va vissuta al massimo perché non ci è data una seconda chance. E si parte con il balletto di personaggi insignificanti e tutti colti, educati, intelligenti, artisti, ricchi (basti vedere le loro case e le loro macchine), che parlano dei loro film, della loro musica (ascoltano Stravinsky, mica Gigi D'Alessio!), come fanno un po' tutti i giovani del mondo, almeno, pare di capire, del mondo in cui vive Woody Allen. Qualche battutella qua e là (ma nemmeno poi tante) si salva, specialmente quelle pronunciate dal Will Ferrell che qui interpreta l'alter ego del regista, pur avendo piuttosto il fisico del vecchio amico Tony Roberts, che interpretava il fustacchione nei primi film di Woody. Non potrei dire se Allen abbia davvero perso l'ispirazione, perché questo è il suo unico film recente che ho visto dai tempi di "Pallottole su Broadway", ma è certo che questa caduta è abbastanza brutta. Gli interpreti sono quasi tutti bravini ma insulsi. Di notevole, in "Melinda e Melinda", c'è soltanto la bella fotografia dell'ungherese Vilmos Zsigmond.

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