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Tu la conosci Claudia?

Regia di Massimo Venier vedi scheda film

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La recensione su Tu la conosci Claudia?

di giancarlo visitilli
6 stelle

“Claudia non esiste. Suo marito non esiste”. Ma checché se ne dica Giovanni è sposato con Claudia, è un uomo metodico, fa spesso l’esame di coscienza e guarda Passaparola. Claudia è una moglie frustrata, che ricorre all’aiuto dell’analista, in verità molto più frustrato di lei, per trovare un senso alla sua vita coniugale. Aldo è un tassista innamorato che sa a memoria le biografie dei nomi delle vie anche se non sempre la loro esatta ubicazione. Giacomo ha un bel lavoro e un po’ di soldi ma ancora soffre per la relazione finita con la moglie; legge La coscienza di Zeno, è un tifoso del Milan e ama il cinema di Von Trier. Tutti e tre questi uomini entrano in contatto, per differenti motivi, con Claudia, che per Giovanni é una moglie annoiata, per Aldo diventerà l’amante rimpianta e per Giacomo un’amica speciale. Insomma, colei che scatena il tango della gelosia. Infatti, l’irresistibile trio volteggia da un paradosso coniugale ad un assurdo viaggio fra un gruppo di rivali in amore.
Aldo, Giovanni e Giacomo tornano sul grande schermo con tutto il gran bagaglio d’ironia di cui è intrisa ogni loro storia, riappropriandosi di quel talento che negli ultimi loro film andava scemando, ma che ricorda invece quello dei loro precedenti Tre uomini e una gamba, Così è la vita e Chiedimi se sono felice. Affidano la regia al fedele Massimo Venier, ma scegliendo come loro compagna di viaggio la straordinaria Paola Cortellesi, che sostituisce Marina Massironi, e una sceneggiatura che mantiene una certa solidità, dall’inizio alla fine del film tanto da scatenare sane e liberatorie risate. In Tu la consoci Claudia? non vi è il solito meccanismo di lei, lui e l’altro, perché tra lui e lei s’insinuano una serie di altri, amanti veri, presunti e immaginari, uno più bizzarro dell’altro.
Il famoso trio, lanciato dalla Gialappa's, con la Cortellesi sono complementari, tanto che il film scorre seguendo le direttive classiche del cinema comico, giocando sui dialoghi in cui ognuno si ritrova alternativamente vittima e/o esecutore nell’imbarazzante situazione. E’ vero però che nel film c’è molto di già visto e conosciuto: ricorrono alcuni tormentoni, fra cui l’ormai famoso “Miii! Non ci posso credere” di Aldo e altre situazioni ricorrenti nei film del trio.
Indimenticabile rimane la frase-slogan del film, che un po’ riassume la metafora in cui è racchiusa la verità secondo la quale “I mariti sono la peggior categoria dopo i testimoni di Geova”.
Giancarlo Visitilli

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