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La Betìa ovvero in amore per ogni gaudenza...

Regia di Gianfranco De Bosio vedi scheda film

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La recensione su La Betìa ovvero in amore per ogni gaudenza...

di sasso67
8 stelle

"La Betìa" è una commedia del Ruzante o Ruzzante (al secolo Angelo Beolco), autore del Cinquecento che scriveva in dialetto patavino (padovano). De Bosio (Verona, 1924) la mette in scena da studioso del Ruzante più che da semplice regista cinematografico. Il film che esce fuori dall'operazione del regista veronese è particolare soprattutto per tre motivi. 1) La presenza di attori non veneti a recitare un testo in dialetto, primo tra tutti il ciociaro Nino Manfredi, credibile come villico ma poco nella parte del contadino padovano, poi la genovese Rosanna Schiaffino, per non parlare del romano Mario Carotenuto, per di più doppiato dal livornese Carlo Romano, e degli slavi Ljubisa Samardzic e Olivera Markovic. In questo senso, l'unico veramente in parte è il veneziano Toffolo, che recita il ladruncolo Bazzarello. 2) Il film, uscito nel 1971, s'inserisce in una zona che sta a metà tra la "trilogia della vita" pasoliniana ("Decameron", "I racconti di Canterbury", "Il fiore delle Mille e una notte"), di cui ripropone i costumi e certi volti, e la commediaccia all'italiana, soprattutto quella del filone decamerotico. Quest'ultimo pescò a piene mani dalla letteratura italiana del periodo umanistico-rinascimentale per gli argomenti di natura spesso sessuale e per il linguaggio "volgare" che ormai è entrato nell'italiano comune. Ma certo di questo non si può fare una colpa al Ruzante e ai suoi contemporanei. De Bosio riesce a rendere questi due aspetti senza cadere nella volgarità (per come intendiamo oggi il termine), pur sguazzando tra riferimenti chiaramenti sessuali, sia nei comportamenti che come interiezioni lessicali (une delle esclamazioni più usate è pota!), e un linguaggio - testimone della vita del tempo - che si snoda tra merda, piscio, culo, fagioli e scorregge. 3) Il terzo aspetto notevole è il culo della Schiaffino. Pur denunciando limiti attoriali visibili, l'attrice che già aveva interpretato Lucrezia nella "Mandragola" di Lattuada, riesce in questo film ad essere sfrontatamente e disinibitamente sensuale.

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