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Donnie Darko

Regia di Richard Kelly vedi scheda film

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Charlus Jackson

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La recensione su Donnie Darko

di Charlus Jackson
8 stelle

Molto si è detto di questo film... una rivelazione; il ritratto più esatto di una nuova generazione; la sua poesia; una ricchezza fantastica alla Lynch. Per quanto mi riguarda, trovo questo film decisamente una trasposizione di Lynch nel mondo adolescenziale, non tanto in senso stilistico, ma è proprio per strutturazione narratativa che il film mi ha ricordato (lo stranamente contemporaneo: Kelly può essere riuscito a fare in tempo a citare un film così contemporaneo?) Mulholland Drive di David Lynch: una persona in punto di morte (o già morta) trasfigura la sua vita. Questo si deduce chiaramente *INIZIO SPOILER* il film si apre con una scena di mediocre quotidianità famigliare. E' sera. Il giovane protagonista va poi a letto e inizia la prima allucinazione del film. La mattina dopo si scopre che un pezzo di velivolo ha urtato la casa del giovane, entrando proprio nella sua stanza, ma lui è salvo perchè sotto allucinazione si era spinto fuori casa proprio quella notte. Ma da quel momento in poi tutto il film è un'alternarsi tra situazioni decisamente poco realistiche e sequenze esplicitamente oniriche, con curiose divagazioni su un metafisico viaggio spazio-temporale. Infine, nell'ultima sequenza, si torna indietro nel tempo, alla scena della casa devastata dal velivolo, e si viene a sapere che il protagonista nell'incidente è morto. E' molto probabile che le didascalie relative a una misteriosa data ad apertura di ogni allucinazione confermino questo come attesa di una data imminente, come di una pena capitale. Mulholland Drive in questo è più complesso, Donnie Darko è molto immediato e si fa capire istantaneamente, certo però nonostante il tono giovanile non si addice a un pubblico di scarsa cultura cinefila; va detto che fa differenza in qualcosa dal Lynch di MD, che, facendo a sua volta eccezione alla sua norma, è in quel caso di una logica stringente: nessun intervento soprannaturale o metafisico (a eccezione, forse, del "cowboy", che compare in un momento a metà tra la prima parte-sogno-morte e la seconda parte-vita-tragedia, annunciando alla ragazza che "è il momento di svegliarsi"), tutte le inquietudini di quel film sono più trasfigurazioni dell'inconscio della protagonista; qui invece rimane inspiegabile il fatto che la ragazza, nell'ultima scena, quando si apprende che il protagonista è morto, affermi di non conoscerlo, mentre nella trasfigurazione onirica sarebbe la sua fidanzata: dunque non una persona che lui conosceva e ha sognato come fidanzata, ma un'anima con cui sembrerebbe essere entrato in contatto "energetico" post-mortem *FINE SPOILER* Detto questo, è difficile esprimersi su questo film: può significare assolutamente tutto o nulla, dovrei seguire il percorso dell'autore che però, seguendo una pessima moda tra i giovani cineasti, è caduto nel silenzio - dovrebbe essere in arrivo qualcosa quest'anno. Le carenze stilistiche da esordio ci sono, e quando l'autore si lancia in qualche forse leggermente velleitaria "visione d'insieme" (qui mi son ricordato del Lynch di Velluto blu) cadendo in qualche manierismo se non da spot almeno da videoclip, si vede. Il film ha però il suo pregio nella sua costruzione atmosferica ed espressiva: in (meraviglioso) bilico tra pop e poesia colta, tra sensi di refrigerante e spontanea freschezza e malinconie, o più che altro, soprattutto inquietudini, di profondo tormento, riesce intanto a offrire uno dei più raffinati d'una nuova (mia, nell'eventualità) generazione sognatrice. Valida la scelta dei protagonisti (l'attore principale e Jena Malone), definiti in modo che ci si possa anche sentire riflessi.

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