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La sposa turca

Regia di Fatih Akin vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La sposa turca

di labbro
8 stelle

Sibel ha vent'anni, ha una famiglia patriarcale e retrograda, e vuole solamente "vivere, ballare e scopare. E non con un solo uomo".
Cheit invece di anni ne ha quaranta, ha con sè solo il dolore per la morte della moglie, e quando incontra Sibel è già morto.
Ed è morto da tempo.

 

La storia che ne segue è fatta di cuori e di sesso pulsanti, di corpi e di anime a nudo; di muri contro cui schiantarsi per morire, e muri da abbattere se si vuole vivere: sociali, familiari, affettivi.
Una coppia che oscilla tra autoannientamenti e rigenerazione di sè. Un legame di comodo che li conduce alla incerta consapevolezza di essere indispensabili l'un l'altro.
Il destino che si frappone alla felicità possibile, ma anche il destino da inseguire, senza meta e senza cartina, magari proprio in quella patria turca convitato di pietra delle loro esistenze.
E' una scoperta Fatih Akin, capace, con questo misurato e passionale melodramma, di affondare le mani nelle pulsioni e nel vitalismo dei marginali della società tedesca, come molti anni prima faceva Rw Fassbinder, ovviamente con altra intonazione di fondo.

Su tutto, i due corpi anonimi eppure bellissimi di Cheit e Sibel, ingordi di amore ed umori, disposti e pronti a morire pur di vivere.
E "la sensualità delle vite disperate", è il dono che si fanno reciprocamente, e che rende straziante e bellissima questa storia.

 

Ed a fine film, eccomi come un coglione ad aspettare Sibel alla fermata, come altri pullman che ho aspettato, e che (ne sono certo) aspetterò.
Magari con un finale diverso, ma questo col film non c'entra un'accidente

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