Regia di Fernando di Leo vedi scheda film
Una partita di eroina rubata, un pesce piccolo a cui addossare la colpa, una vendetta cieca e rabbiosa. Una strada senza uscite.
Tutti elementi noti al genere noir, che Di Leo usa con mestiere confezionando un altro film "scerbanenchiano" dopo Milano Calibro 9 (curiosamente, il racconto da cui viene l'idea di partenza del film si intitola proprio così, mentre MC9 è ispirato a "Stazione Centrale: ammazzare subito").
Meno intenso, meno profondo e più fiammeggiante, mette in prima linea un grande Mario Adorf, pappone con una sua dignità che non accetta compromessi e si fa giustizia da solo.
Henry Silva ha meno espressioni della sua pistola.
Woody Strode, caratterista amato da John Ford, avrebbe dichiarato poi che aveva avuto più primi piani e battute in questo film che in tutta la sua carriera americana.
Di Leo punta molto sulla spettacolarità (e del resto, programmaticamente, già nella prima scena Cyril Cusack, il "regista" dell'operazione, dà indicazioni chiare ai killersattori: recitate il ruolo dei gangsters in modo che tutti vi notino; Di Leo gira un film di gangsters in modo che si noti subito di che si tratta).
Però nel complesso il film funziona meno del suo augusto predecessore e qualche tributo di troppo al gusto pop dell'epoca ha fatto invecchiare la messa in scena.
Il finale è decisamente eccessivo, per quanto ben girato.
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