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Plata quemada

Regia di Marcelo Piñeyro vedi scheda film

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La recensione su Plata quemada

di joseba
8 stelle

Settembre 1965: legati sentimentalmente, El Nene (Leonardo Sbaraglia) e Angel (Eduardo Noriega) - conosciuti come i gemelli ("Los Mellizos") per la loro somiglianza - vengono contattati dall'esperto Fontana per rapinare un portavalori nel centro di Buenos Aires. Fiancheggiati dall'autista "El Cuervo" (Pablo Echarri), il loro assalto al furgone va a buon fine, anche se Angel si becca una pallottola a una spalla e Fontana vorrebbe sbarazzarsi di lui, ma Nene lo protegge e lo cura amorevolmente. Ricercati dalla polizia guidata dal temibile commissario Aguirre, i quattro fuggono in Uruguay. A Montevideo se ne stanno rintananti in un appartamento ma dopo pochi giorni la claustrofobia inizia a farsi sentire, sicché i tre giovani escono per cercare un po' di svago. Lo scaltro Fontana capisce che la loro imprudenza finirà per farli beccare e se la svigna con la sua parte di malloppo, lasciando Nene, Angel e El Cuervo ai loro eccessi di alcol e stupefacenti. Nel frattempo la polizia è sulle loro tracce... Tratto dall'omonimo romanzo di Ricardo Piglia (a sua volta ispirato da un fatto realmente accaduto nel 1965), "Plata quemada" è un noir con forti venature omoerotiche. Alla materia narrativa cronachistica e sfascicolata messa insieme da Piglia (il romanzo è un continuo andirivieni di testimonianze e focalizzazioni variabili), Marcelo Piñeyro preferisce un trattamento più omogeneo e lineare, adottando una messa in scena urlata e incandescente. La nevrotica polifonia del romanzo (che a lungo andare risulta un po' sfiancante a dire il vero) si trasforma in una ballata suicida dai risvolti voluttuosamente deliranti. Vicino agli eccessi squillanti di Carax o agli ingrandimenti ottici delle graphic novel, lo stile di "Plata quemada" è famelico, carnale, materico. Del resto la medesima torsione verso il tangibile viene esercitata sul racconto: ciò che nel romanzo è sfuggente e assente, nel film diventa concreto e palpabile (fatta eccezione per la figura del commissario, soltanto evocata). La scelta di Piñeyro è tutt'altro che banale o peggio dozzinale: alzando la temperatura emotiva della narrazione, emergono con bruciante evidenza sia i tratti psicologici dei personaggi che i lineamenti della relazione tra Nene e Angel. E se talvolta le intemperanze visive del regista argentino si irrigidiscono in formule vagamente caricaturali (si veda l'uso ostinato del montaggio alternato), il film riesce a stabilire (e assestarsi su) un'atmosfera di consistente magnetismo che cattura inesorabilmente lo sguardo. Apprezzabili le interpretazioni di Sbaraglia nei panni del risoluto Nene e di Noriega in quelli del tormentato Angel. Ma la vera sorpresa del film è Pablo Echarri: il suo Cuervo surclassa il personaggio del romanzo e si divora letteralmente i compagni di scena. Voto: 7

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