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Volevo solo dormirle addosso

Regia di Eugenio Cappuccio vedi scheda film

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La recensione su Volevo solo dormirle addosso

di cantautoredelnulla
4 stelle

Il film affronta un tema molto importante, il soggetto sembra interessante e sin dall'inizio si prospetta un'opera di alto livello. Se tecnicamente Cappuccio non fa errori e la regia è ben gestita, non riesco a dire lo stesso sullo stile con cui racconta questa storia. Infatti Pasotti recita bene e il suo personaggio è talmente arrivista da avermi disgustato fino alla fine. Nella scena finale, per esempio, le ultime parole sono "per queste cose non c'è tempo, devo lavorare", un tipico modo di ragionare di gente che non fa altro che realizzare se stessa solo nell'ambito del lavoro e che non accetta la sconfitta morale, ma ricorre a sacrificare se stessa pur di poter dire: io ce l'ho fatta.
Cristiana Capotondi che ha il personaggio per certi versi più importante perché deve mettere in luce come le frivolezze della vita mondana servano a rendere le persone più vive e un po' più equilibrate, difetta nella recitazione perché in diverse scene carica troppo il suo personaggio di stereotipi e espressioni fin troppo eloquenti, come dire che eccede troppo nella recitazione.  Inoltre mi chiedo: è mai possibile che un regista italiano non sa fare film senza scene di nudo? Qual era l'esigenza di mostrarci il corpo della Capotondi e di Faju coi relativi rapporti sessuali che sono diversi, ma non di certo per una questione legata al filo della storia, ma per questioni legate alle pulsioni e all'inaridimento di qualsiasi relazione che, arrivata al bivio degli anni, dovrebbe scegliere se essere duratura e costruttiva o se finire lì nel nulla? Le relazioni pseudo-sessuali del protagonista sono solo un diversivo che come al solito sembra cercare di più la compiacenza dello spettatore che la funzionalità nella storia. La profondità delle relazioni si ferma all'apparenza: ma quanto rode il protagonista licenziare? Quali sono le sue vere difficoltà personali? Squarci di umanità annullati nel successo del sé, nel raggiungimento di obiettivi cannibalizzanti e suicidi; l'uomo asservito al padrone come uno schiavo, del successo, ma anche del proprio ego: queste sono considerazioni che suscita, ma non vengono approfondite e quindi sono occasioni perdute. Il finale è telefonato dalla prima scena, se non fosse che il signor Brambilla che avrebbe firmato a dicembre apriva una seconda ipotesi di finale: poi Brambilla non ha più firmato e l'ultimo giorno lavorativo di dicembre questo non viene neanche chiamato per ridurre il numero. Che fine ha fatto? Un'incongruenza di sceneggiatura? Altro difetto di costruzione della storia è lo schematismo dei numeri. Insomma, il film alla fine non mi è piaciuto e se lo paragono a Risorse umane, film francese che parlava dello stesso tema, si vede un abisso che non è colmabile.

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