Regia di Nando Cicero vedi scheda film
Spesso e volentieri, il fatto che su un film ci sia poco da dire non significa che si tratti per forza di una pellicola di scarsa importanza. “W la foca” (il titolo dice già tutto sullo spessore del film) è importante perché è la summa, il massimo risultato ed esponente di un filone che tra gli anni ‘70 e la prima metà degli anni ‘80 è stato, nel nostro Paese, prolifico a dir poco.
Anche se questa volta mancano molti dei grandi nomi del “pecoreccio all’italiana”, quali Edwige Fenech, Alvaro Vitali e (manco a dirlo) Lino Banfi, non possiamo certo lamentarci se in scena ci sono Lory del Santo (recitazione scult come di rado s’è visto) e (udite udite) il mitico Bombolo, che da solo vale tutto il film (il che è tutto un dire).
Se negli altri episodi della serie esisteva lontanamente (ma molto molto lontanamente) una remota, astratta, appena percettibile parvenza di trama, “W la foca” è invece una mera raccolta di barzellette sparate a raffica. E non lo dico affatto con intento critico, anzi, questo tipo di film in fondo serve proprio a questo (della serie: perché scervellarsi a cercare per forza una trama quando in realtà non ce n’è bisogno?).
Un’opera a suo modo irresistibile, il trash movie perfetto, un vero cul(t) movie graziato dalla giusta commistione di erotico e comico come usava all’epoca.
Le battute trash “memorabili” da citare sarebbero infinite: ricordiamo il fischio del treno all’inizio, la “bufera di neve” provocata dalla foca, nonché ogni perla del “Bombolo dottore”.
È un peccato che di film così si sia perso lo stampo, perché vale molto di più questo che non tutti i cinepanettoni degli ultimi anni messi assieme. Se infatti pellicole come questa offrono solo divertimento cialtrone e squallido, nei film di Natale con De Sica & company si è scesi in un vergognoso baratro di volgarità.
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