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Il diritto del più forte

Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il diritto del più forte

di sasso67
8 stelle

Secondo Fassbinder, un film sul capitalismo. Dove l’alta borghesia prende le classi inferiori, pretende di educarle alle sue stesse maniere ed in realtà la spreme per poi gettarle via come una scarpa vecchia. Franz è davvero un lumpenproletario: il suo mestiere è quello di esibirsi in un baraccone da fiera come “testa parlante”, separata dal corpo. Ed in effetti non sembra avere la testa sulle spalle: una volta finito in galera il suo datore di lavoro e compagno, vive alle spalle della sorella, una semialcolizzata di dubbia reputazione e sogna di realizzare una grossa vincita al lotto. Cosa, che, incredibilmente, avviene. Da questo momento, dopo che, grazie al denaro (e all’antiquario Max) ha conosciuto gli omosessuali di livello superiore al suo, fidanzandosi con il rampollo si una famiglia di industriali in cattive acque, comincia un processo di spoliazione, che farà progressivamente perdere a Franz i soldi, l’amore, la speranza, la vita e perfino il nome (con il furto del giubbotto con su scritto il suo nome d’arte “FOX”). Per descrivere questo Franz Biberkopf (il personaggio ha lo stesso nome del protagonista di “Berlin Alexanderplatz”, romanzo che il regista tedesco in seguito adatterà per il piccolo schermo), si potrebbe usare il titolo di un altro film di Fassbinder, “Voglio solo che mi amiate” (1976): mentre quando era povero gli interessava vincere al lotto, dopo la vincita dei cinquecentomila marchi, dei soldi non gliene frega più niente, tanto da togliersi l’orgogliosa soddisfazione di essere lui a lasciare Eugen. Anche il titolo italiano di questo film, comunque, è assai significativo, poiché indica che anche nelle giungle moderne vige ancora la legge del più forte (socialmente), che sopravvive a danno del debole, che inevitabilmente avverte un forte complesso d’inferiorità. Chi sa il tedesco può meglio apprezzare anche l’ambiguità del titolo originale. A quel che mi è dato di capire, la libertà, associata al “faustrecht”, può essere un diritto, ma anche un pugno diretto.

 

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