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Collateral

Regia di Michael Mann vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Collateral

di port cros
8 stelle

 

Collateral: uno splendido noir metropolitano, un road movie perso nella notte urbana di Los Angeles, un action thriller dalla tensione spasmodica, una delle rare occasioni in cui si vede Tom Cruise nella parte del cattivo, ma soprattutto un fulgido esempio di grande regia da parte di Michael Mann.

 

Un mite tassista di Los Angeles, Max (Jamie Foxx), che da ben dodici anni insegue (anzi accarezza senza realizzarlo) il sogno di creare una sua compagnia di limousine per trasbordi di lusso e divaga con la mente di fronte ad una fotografia lede Maldive, carica una procuratore legale (Jada Pinkett Smith) con cui intavola una interessante conversazione che sembra precludere alla nascita di un'intesa tra i due, tanto che lei gli lascia il suo biglietto da visita. Il passeggero successivo è Vincent (Tom Cruise), un distinto signore dai capelli grigi ed il completo elegante, apparentemente un uomo d'affari, che si mostra amichevole e gli offre una sostanziosa somma di denaro per accompagnarlo in giro per la città, durante tutta la notte, per compiere cinque “fermate” necessarie a portare a termine il suo compito. Ma già alla prima tappa, quando un cadavere gli precipita sul tetto del taxi, Max realizza di essere finito nelle mani di un sicario freddo e determinato a portare a termine la missione per cui è stato ingaggiato, che consiste nell'uccidere cinque persone “scomode” per un cartello della droga. Max è incastrato in una situazione senza apparente via d'uscita e verrà costretto da Vincent a diventare suo forzato complice, mentre la polizia, insospettita dai collegamenti tra le prime vittime, inizia a mettersi sulle loro tracce.

 

 

Tom Cruise, Jamie Foxx

Collateral (2004): Tom Cruise, Jamie Foxx

 

 

Durante questa odissea Vincent, uomo intelligente ed affascinante pur nella sua spietatezza, non si limita ad usare Max come autista, ma ingaggia con lui conversazioni introspettive: il dialogo tra i due diventa profondo e quasi filosofico. Vincent si lamenta della solitudine e dell'indifferenza che dominano la vita nella tentacolare megalopoli ("A Los Angeles un uomo muore nella metropolitana. Chi se ne accorgerà?"). Addirittura dispensa a Max consigli e lezioni di vita, lo rimprovera per la sua passività nel trasformare in realtà il suo sogno e lo sprona a realizzare i suoi obiettivi ed anche a cogliere l'attimo con la donna che si era dimostrata interessata a lui, a non lasciarsi sfuggire anche questa occasione.

Una convivenza ed una collaborazione forzate nel ristretto abitacolo del taxi, in cui il killer e il tassista arrivano quasi a mescolare le proprie identità, al punto di contaminarsi reciprocamente: il “buono” Max, trovandosi in estremo pericolo, saprà tirare fuori una ferocia sempre rimasta latente, mentre il “cattivo” Vincent mostrerà una profondità inusuale ed a tratti una sensibilità inaspettata. Come ad esempio nella scena al club jazz, in cui Vincent sembra sinceramente rapito dalla jam session e dalla conversazione con il proprietario che aveva avuto l'onore di suonare con Miles Davis.

L'odissea proseguirà poi in un un nightclub, teatro di un sparatoria sulla pista da ballo stracolma di giovani che si dimenano sulle note di Ready Steady Go di Paul Oakenfold, scena che costituisce ulteriore prova della straordinaria abilità di regista di Michael Mann: perfetta per coordinazione, tecnica, ritmo e tensione.

In un'altra scena memorabile, Vincent e Max si imbatteranno persino in un coyote che attraversa le strade desolate della metropoli addormentata, a simboleggiare l’imprevedibile riemergere della natura selvaggia dell’uomo persino in un contesto urbano e civilizzato.

 

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Il finale, in cui ritorna il personaggio della procuratore legale, è un saggio di action/thriller che tiene col fiato sospeso in un crescendo di suspense fino alla conclusione che si compie prima che sorga il sole del mattino. 

L'azione è quindi tutta comprese nello spazio temporale di una notte, e la notte losangelina è senza dubbio il terzo protagonista di Collateral. Una Los Angeles labirintica, fatta di strade e vicoli sconosciuti e di luoghi disparati, che spesso Mann riprende dall’alto, mettendo in evidenza una intricata serie di svincoli, cavalcavia, tangenziali, sopraelevate per lo più deserte durante la notte, al punto che i coyote e gli assassini fuoriescono a riappropriarsi degli spazi sottratti loro durante il giorno dalla civiltà moderna. La città “solare” per eccellenza viene ritratta da Mann come una metropoli notturna maledetta dalla solitudine e lancinata dalla violenza, immortalata in lenti e vertiginosi piani aerei, illuminata da una luce artificiale scintillante ma soffusa. La fotografia del film, una delle prime pellicole hollywoodiane girate in digitale per precisa scelta di Mann, con la sua granulosa chiarezza, con lo sfondo che spesso rimane sfocato, avvolge la storia in un'atmosfera evocativa ma al tempo stesso molto realistica.

 

 

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Anche se c'è chi ha criticato certe pecche della sceneggiatura, e ad un esame severo qualche inverosimiglianza effettivamente salta fuori, la grandezza di questo film sta tutta nella portentosa regia di Michael Mann, che firma una delle sue opere più memorabili.

 

 

 

 

 

 

 

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