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Collateral

Regia di Michael Mann vedi scheda film

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Mathiasparrow

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La recensione su Collateral

di Mathiasparrow
10 stelle

Soltanto pochi minuti di luce prima che la notte cali velocemente. Due persone incrociano le loro vite per semplici motivi di routine, di lavoro. Doveva essere uno dei milioni di incontri qualunque che un uomo fa nella sua vita, e invece no: un semplice scherzo del destino trasforma quel frutto del caso in una lenta e straziante nottata che sembra non finire mai. Michael Mann ha dimestichezza con questo genere di storie, ma ancora nessuno aveva pensato a qualcosa di così incredibilmente casuale per dar vita ad un’Odissea metropolitana di tale spessore psicologico e filosofico. All’interno del taxi i due protagonisti confessano a noi e a loro stessi delle verità scomode, di un’autenticità brutale, nella speranza di riuscire a rendere più leggera la loro notte e liberarsi di un peso che portano con sé da sempre. Ma le confessioni non bastano a sentirsi svincolati da un dovere che va compiuto a tutti i costi.
E’ per mezzo di un realismo così nudo e crudo che Mann lavora i suoi personaggi, tutti, senza scegliere un alter ego e farlo parlare per lui ma dando vita ad un coro di voci assolutamente schiette, forse troppo, che non hanno bisogno di falsità e retorica per rendersi credibili.
Il progressivo crescendo della vicenda e l’accavallarsi di colpi di scena portano Max e Vincent sempre più lontani da tutto, in un’isolamento pressochè totale che raggiunge il culmine nell’inseguimento finale. E’ in questo tratto che l’imponenza dell’ostile e sterminata Città degli Angeli mostra il suo lato più spaventoso: quello che fa sentire soli, abbandonati, in mezzo ad un deserto di cemento. Le milioni di luci che si muovono e brillano ovunque non sono indizi di presenza umana, ma solamente gli occhi di una città che sa esattamente cosa accade al suo interno, in ogni momento. Una città che non sente il bisogno di stabilire ordine ed equilibrio interiori.
Più di qualcuno ha parlato di finale buonista, non in linea con il resto del film. Ma per Collateral l’aggettivo “filosofico” non è fuori luogo, perciò è chiaro che l’essenza del film non può concentrarsi tutta nella semplice allegoria bene-male e la sconfitta di quest'ultimo.
E’ nei dialoghi che sta la conferma a tutto ciò. Fin dai primi minuti i due protagonisti si scambiano pareri e idee; le chiacchiere fanno presto a trasformarsi in vere e proprie lotte verbali. Vincent si rivela l’uomo più forte non per la pistola che ha in mano, ma perché ha sempre una spiegazione per tutto, una risposta ad ogni domanda, delle certezze che l’inquieto Max non può vantare da parte sua. Delle certezze che non riescono a nascondere un senso di rassegnazione costante ed implacabile che esplode silenziosamente solo alla fine, all’ultima frase che Vincent riesce a pronunciare, con la sua consueta compostezza, all’incredulo tassista che gli siede di fronte.
Non c’è traccia di bontà in un finale come questo. C’è solo il coronamento di un pensiero pessimista e rassegnato che aleggiava su tutto quanto fin dai primi minuti. Bene e male sono concetti troppo astratti, assolutamente senza senso in un mondo così indifferente: Max e Vincent sono due uomini, prima di tutto. Ognuno con le proprie qualità ed i propri difetti, così come chiunque. Poteva morire uno, poteva morire l’altro, potevano anche morire tutti e due. Cosa sarebbe cambiato? Comunque fosse andata a finire, nessuno si sarebbe mai accorto di nulla.

Sulla trama

terribilmente geniale

Sulla colonna sonora

scelta benissimo

Su Irma P. Hall

piccola parte, ingiudicabile.

Su Peter Berg

se la cava bene

Su Mark Ruffalo

un personaggio che potrebbe apparire banale o poco interessante alla luce di Max e Vincent, ma anche lui ha qualcosa di importante da dire, sebbene non ci riesca fino in fondo.

Su Jada Pinkett Smith

non eccezionale, ma non sfigura poi troppo accanto ai due protagonisti.

Su Jamie Foxx

assolutamente perfetto

Su Tom Cruise

è il ruolo della sua vita, quello in cui è riuscito a dimostrare che sa essere davvero un grande attore anche in ruoli difficilissimi. Riuscire a ripetersi a questi livelli sarà davvero dura.

Su Michael Mann

A volte viene il sospetto che si siano presi troppo sul serio i suoi film; la realtà dei fatti è diversa. Non siamo abituati a vedere un film d’azione e pensarci anche sopra. Tutto quello che vogliamo da un action movie sono velocità, rumore e un po’ di “sana” violenza. Ma Mann ha nobilitato il genere d’azione affiancandogliene altri, relegando l’aspetto spettacolare di lotte ed inseguimenti ad una funzione puramente estetica, pregiatissima, che si rivelerà tutt’altro che secondaria quando verrà osservata in un contesto più ampio, volto a smascherare le intenzioni del regista. Collateral sfugge al solito dibattito riguardante intenzioni autoriali ed obiettivo boxoffice soltanto se si prende realmente atto di quello che Mann ha fatto con questo film e ci si fida del fatto che il regista abbia realmente voluto dire tutto ciò che il suo film trasmette, dal primo all’ultimo fotogramma.

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