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Two Sisters

Regia di Kim Ji-woon vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su Two Sisters

di AndreaVenuti
9 stelle

Two Sisters è un film sud-coreano del 2003, scritto e diretto da Kim Jee-woon.

 

Sinossi: Le giovani sorelle Soo-mi e Soo-yeon non sono riuscite a superare il trauma della morte della propria madre al punto da essere ricoverate in un istituto psichiatrico. Uscite dalla struttura ritornano nella casa di famiglia ma ad attenderle oltre al padre troveranno la sua nuova compagna, tale Eun-joo. I rapporti tra le due ragazze e la matrigna è ovviamente pessimo inoltre nell’abitazione sembra nascondersi una presenza malefica…

Se guardiamo alla storia del cinema sud-coreano, l’horror non è mai stato vagliato con la giusta dovizia da un numero elevato di registi (non piaceva al pubblico) tuttavia all’inizio del duemila si verifica un cambiamento epocale dovuto sia al successo del J-horror targato Nakata - Kurosawa - Shimizu sia alla nascita di una nuova struttura produttiva autoctona che ha dato vita ad una nuova new wave (la prima si era vista negli anni Ottanta) in grado di esplorare qualsiasi genere, compreso il filone del terrore; ed ecco che nelle sale coreane escono una serie di film orrorifici alquanto interessanti, generando una vera e propria età dell’oro dell’horror coreano. 

I film in questione oltre a Two Sister del maestro Kim Jee-woon sono ad esempio:

Whispering Corridors (Park Ki-hyung, 1998), The Soul Guardians (Park Gwang-chun, 1998) Memento Mori (Min Kyu-dong ed Kim Tae-yong, 1999), A Nightmare e Phone (Ahn Byung-ki, 2002) oppure R-Point e The Guard Post (Kong Su-chan, 2004 e 2008), per non parlare dei film che mescolano stilemi/elementi tipici dell’orrore (pensiamo alla trilogia della vendetta -I, II, III- di Park Chan-wook).

Fatta questa breve e veloce contestualizzazione possiamo parlare di Two Sister, cult movie conosciuto in tutto il mondo, diretto ed orchestrato da uno dei massimi autori della cinematografia coreana. 

Il film innanzitutto propone una storia dal soggetto si semplice ed accattivante in cui è subito possibile individuare alcuni richiami al J-horror, però non tutto è come sembra ed infatti l’intreccio minuto dopo minuto oltre a presentare una struttura estremamente accurata si rivela continuamente menzognero alternando senza preavviso tre strutture d’enunciazione (sogno, realtà o allucinazione) a loro volta divise a secondo del punto di vista del soggetto ripreso. 

 

Solamente alla fine il regista smette di tessere la sua ragnatela sofistica, svelandoci una verità che non fa altro che confermare quanto sia perfetta la scrittura dell’opera e guardandola a ritroso tutto risulta funzionale: dalla chiamata del padre ad un interlocutore sconosciuto/a alla cena di “famiglia” con gli ospiti fino all’apparizione iniziale del fantasma.

Rimanendo concentrati sull’assetto narrativo del film è possibile notare una serie richiami a diverse correnti orrorifiche, dal già citato horror nipponico (fantasma giovanile) passando new horror americano (il tema della casa) fino ad arrivare a correnti contemporanee quali il medical thriller e l’horror psicologico (le prime immagini del film all’interno di uno scarno istituto psichiatrico oppure l’incredibile e devastante colpo di scena verso la fine).

 

Two Sister può contare altresì su di una regia raffinata ed articolata, atta a costruire progressivamente la tensione come dimostra la tecnica del jumpscare praticamente mai utilizzata in quanto paura e angoscia si presentano appunto gradualmente e sono enfatizzati da movimenti di macchina eleganti e dall’atmosfera generale inquietante (ambiente e suoni).

Calandoci nei meandri dell’opera riscontriamo una quantità elevata di aspetti davvero cospicui a partite dalla sfera tematicaTwo Sister è fondamentalmente un film sulla solitudine, sulla sofferenza fisica e mentale, sull’impossibilità di metabolizzare una perdita primaria, è un film sull’incomunicabilità fra generazioni differenti (genitori-figli), addirittura nel finale sfocia nella vendetta ma soprattutto è un’opera sull’amore fra sorelle.

Un altro aspetto rilevante è rappresentato dalla fotografie altamente significative tali da presentare tre specifici livelli di lettura. Una foto può essere ritenuta come ultimo baluardo di felicità rievocando momenti piacevoli; una fotografia tuttavia può rilevarsi utile nello scoprire scomode verità o ancora può amplificare l’odio verso una persona. In Corea un alto regista che ha prestato più volte la massima attenzione su questo aspetto tematico è Kim Ki-duk.

 

Difficile invece focalizzarci con la giusta attenzione sulla regia in quanto altrimenti dovremmo analizzare ogni singolo fotogramma. Detto questo mi soffermo su tre sequenze completamente differenti che quindi sintetizzano l’incredibile ricchezza tecnica-stilistica del film:

 

1) L’inizio del film è immediatamente teso suggestivo; la prima immagine è una sorta di inquadratura a piombo con la machina da presa fissa che osserva una bacinella piena d’acqua poi d’impatto subentrano in campo un particolare su delle mani che poi scopriremo essere di un dottore, il quale sta provando a dialogare con una misteriosa ragazza in evidente stato confusionale.

 

2) Nella prima parte dell’opera di tanto in tanto Kim Jee-woon per cercare di allentare una tensione crescente ricorre ai pillow-shot di “ozuiana” memoria, regalandoci momenti quasi contemplativi in cui è possibile ammirare meravigliose ambientazioni naturarli (la case delle due sorelle è situata in campagna lontanissima dai centri abitati). 

Fin qui tutto bene però Kim Jee-woon è un regista beffardo ed ironico; lui non dà tregua allo spettatore ed dunque una sequenza tranquilla in un attimo diventa incredibilmente angosciosa (pensiamo quando Soo-mi legge la mano di Soo-yeon).

3) La prima apparizione del fantasma. Soo-yeon è a letto ma percepisce la presenza di qualcosa che si sta avvicinando alla sua stanza; Kim Jee-woon regala una vera e propria lezione di regia spaventando ed inquietando lo spettatpre grazie ad una messa in scena assai ragionata e composta da efficaci piani ravvicinati sulla ragazza o soggettiva uniti da fuori campo d’impronta (una mano che spunta dalla porta) e fuori campo sonori.

 

Two Sister è uno dei film horror più importanti del nuovo cinema coreano, vero e proprio gioiello da riguardare più volte.

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