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Two Sisters

Regia di Kim Ji-woon vedi scheda film

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ansa

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Two Sisters

di ansa
6 stelle

Visto alle 4 a.m. quando, se ti capita di non riuscire a dormire, sospiri di sollievo a vedere qualche bel film relegato alla notte da palinsesti spietati e dozzinali.

Visto già iniziato (10'ca... mi sarò persa qualcosa?): bella cinematografia, anche se il presagio del pacco finale arriva subito... protagonismo dei dettagli (anche inutili) in una sceneggiatura contorta e dalla lentezza a volte estenuante; banalizzazione dei caratteri maschili: esasperazione della complessità femminile come sinonimo di perfidia e super potere occulto (tipico del gotico asiatico e di molto cinema, peraltro).

Se mi è piaciuto? Mah... devo ancora deciderlo...
Poi mi ricordo che nel resto del mondo il gotico è spesso quel super splatter che abusa di tempera rossa, per cui... viva il cinema che da emozioni più raffinate...

Sulla trama

... trama potenzialmente semplice e già vista, resa voluminosa e poco riconoscibile/comprensibile da una sovrastruttura di montaggio e dalla sceneggiatura non sempre compiuta e logicamente collegata.

Il film funziona come un bel paesaggio dal finestrino, aspettando la stazione finale risolutiva... ma la storia si perde per strada... e non si fa capire...

Sacchi insanguinati che non si capisce se vadano o vengano: ospiti la cui presenza, tra crisi epilettiche e risa isteriche, non riescono a sembrare utili alla trama; inquadrature reiterate con dettagli diversi, a suggerire incastri di realtà e schizofrenia...
Eppure non sequenziale non significa incasinato...

Sulla colonna sonora

Colonna sonora musicale... c'era? (Persa l'occasione di rendere, banalmente ma magari efficacemente, il motivetto fischiato un elemento di trama davvero espressivo... vedi il colore nel Sesto Senso)
In compenso, design del suono magistrale e capace di tendere fili sottili di apprensione.

Cosa cambierei

... gli sceneggiatori.

Su Kim Ji-woon

Regia ambiziosa, sensibile e con manierismi fotografici di qualità. Recitazione apprezzabile.

Accanimento scenografico che tappezza gli isterismi familiari di splendidi tessuti e carte da parati di disegno tardo-ottocentesco e primo-novecentesco anglosassone e nordeuropeo (qualche William Morris qua e là su pareti e mantovane). Fatto che un po' riesce a raccontare una borghesia sudcoreana (assai più spesso filo-nordamericana nella sua infrastruttura consumistica e di costume) che guarda all'Occidente (peccato, a volte senza guardarsi indietro... non si vede un chop-stick, né si mangia un fantastico bibimbo, ne compare una sola delle meravigliose ceramiche e porcellane Koreane...)

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