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La femme en bleu

Regia di Michel Deville vedi scheda film

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La recensione su La femme en bleu

di Baliverna
8 stelle

Il film è il ritratto di una passione immediata di un uomo per una donna che ha solo visto in lontananza alcune volte. Quindi non la conosce neppure. E' un tipo fin troppo disinvolto con le donne: passa da una all'altra, ne tiene più di una alla volta, dice bugie e dà gli zuccherini necessari per non perderle del tutto quando le trascura, e le tratta con molta sufficienza. In questo scenario, ha una che sarebbe quella ufficiale, ma è un elemento che scredita ancor più il personaggio, perché quest'ultima, fingendo di avere con lei un rapporto più serio, la inganna quindi più di tutte le altre. Si può pertanto dire senza esagerazione che il protagonista non ama veramente nessuna donna. Finché un giorno in città ne intravvede una, alla quale non riesce neppure ad attaccare il classico bottone, che però gli accende dentro una passione incontrollabile. Da quel momento non smette di pensarla e di cercarla. Ne è ossessionato, e la sua vita, sia lavorativa che sentimentale, va a scatafascio. Da donnaiolo impenitente, diventa una canna al vento, un essere inerme sbattacchiato da un sentimento che deborda nell'assurdo. Più che di amore, bisogna parlare di ossessione vera e propria. Pena del contrappasso per la vita che conduceva?
La fidanzata di lui, però invece di esserne disgustata, ne prova quasi compassione e lo aiuta nella ricerca della donna in blu. E' talmente innamorata che gli resta comunque vicino, soffrendo. Ad un certo punto lui, non riuscendo a trovare l'altra, decide di lasciarla perdere. E' una parola... Si sforza di non pensarci, finge di non pensarci, fa l'amore con la sua donna. Piccoli è molto bravo qui, quando riesce a rendere un personaggio che cerca di convincersi che non gliene importa più, ma la passione lo smangia da dentro finché anche la facciata di finzione e autoinganno non crolla miseramente. Questo male che lo consuma, mentre però cerca di dissimularlo, è forse l'elemento più interessante del film, e testimonia anche la stoffa dell'attore. Da encomiare anche Lea Massari, nella parte della donna innamorata che si rende conto di non riuscire a far breccia nel cuore del suo uomo, ma vuole stare comunque con lui.
Deville sviluppa un'idea forse esagerata, ma fino ad un certo punto, e comunque interessante. Qualcosa del genere può capitare di osservarlo anche nella realtà. L'assoluta libertà sentimentale è una tragica illusione, che prima o poi presenta inaspettatamente un salato conto da pagare. E' un film pessimista, ma non cinico come "Il montone infuriato". Qui il regista sembra dolersi per la condizione dei suoi personaggi, e li compatisce. Molto meglio così che fregarsene e ridacchiare di tutto.

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