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Grandi cacciatori

Regia di Augusto Caminito vedi scheda film

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La recensione su Grandi cacciatori

di mm40
3 stelle

Uno scienziato viene trovato morto fra i ghiacci artici; viene così convocato appositamente un cacciatore esperto del luogo, per combattere le orde di bracconieri che imperversano nella zona, probabili assassini dell'uomo. Ma anche il cacciatore, ben presto, scompare: occorre chiamarne un altro.

 

C'è un giustificatissimo alone di mistero attorno a questa pellicola, uno dei parti più anomali della cinematografia italiana, pressochè ignorato dai dizionari e anche da molti siti di cinema autorevoli. Questo nonostante il regista abbia un nome ben conosciuto, fra gli interpreti spicchino un paio di star internazionali e il budget sia notevolissimo: eppure, Grandi cacciatori fu un flop al botteghino sul momento e rapidamente scomparve, per essere recuperato solo in era avanzata del web. A voler essere precisi, una prima ragione di tanta oscurità attorno al lavoro può ravvisarsi nella sua stessa fattura: una trama tecnicamente 'sbagliata' (il protagonista, verso la metà del film, viene sostituito: ma qui Bunuel non c'entra, il cambio di attore non significa nulla), una freddezza formale nella confezione che annulla il pathos della storia, un blando sottotesto animalista decisamente stereotipato sono fra i limiti più evidenti dell'opera. Che è peraltro la seconda regia in pochi mesi per Augusto Caminito, maggiormente noto come sceneggiatore (anche in questa occasione) e produttore; l'altra, sostanzialmente in contemporanea, è Nosferatu a Venezia, che Caminito si trovò a dover salvare disperatamente in qualche modo dopo il licenziamento di ben tre registi a causa delle follie di Kinski sul set. E Kinski è pure qui: logicamente viene da pensare che la sparizione improvvisa del suo personaggio da Grandi cacciatori, per fare spazio a quello omologo interpretato da Harvey Keitel, sia per ragioni simili: un litigio, una presa di posizione, una fuga, qualcosa di drastico insomma. In attesa di ristabilire la piena verità, rimane da vedere il film: un blando plagio herzoghiano, in pratica, con tanto di ambientazione 'estrema' (Africa nera prima, poi ghiacci artici) e Kinski protagonista, che ne approfitta per inserire nel cast la sua fidanzata del momento, la teenager supermaggiorata Debora Caprioglio. I due reciteranno insieme anche nel successivo Paganini diretto proprio da Kinski, per lui ultima prova artistica prima della precoce fine. 3/10.

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