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Fedora

Regia di Billy Wilder vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Fedora

di Baldovino
10 stelle

La vera contestualizzazione di Fedora (la diva, e il film) l'ha data il team di enrico ghezzi, inserendola nel titolo profetico e fossilizzante di "Dive nel paese dei b(a)locchi", contrapponendola ad un'altra deforme creatura di Billy Wilder, quel Sunset Boulevard che è ormai divenuto baluardo nazionalpopolare e di cui si nutrono famelici protogiornalisti da rivista glamour quando vogliono citare dive da supermercato in pura decadenza.
Banalmente potremmo asserire che è Hollywood il paese dei B(a)locchi, in entrambi i film. Non una Hollywood giocattolaia e festaiola, ma una creazione colma di succo amaro di cui tutti conoscono l'esistenza e il sapore, ma della quale chi ambisce ad entrarvi  non può fare a meno di arrabattarsi per scarnificarne i resti.
Tecnicamente non c'è film più diverso da Sunset Boulevard di Fedora. Il primo è una colonna in e di cronaca: un documentario spietato e allucinante su un fatto cronachistico che ha in Hollywood quadro eccezionale e asettico. Il divismo decadente di Norma Desmond, l'assassina, non è semplicemente un pretesto per addentrarsi così profondamente nei meandri di una Hollywood cattiva e cerbera, quanto un desolante resoconto di come il passaggio alla miglioria tecnologica del cinema avesse involontariamente danneggiato i pionieri della precedente carrozza trionfante. Hollywood era al suo giro di boa, aveva già sfornato talenti immortali e irripetibili, ma di certo non era prossima alla fine come invece sarà in Fedora. Sarebbe giusto dire che sì, anche in Sunset Blvd. Hollywood è arcigna e, à la ghezzi, "bloccante", ma non più di quanto qualsiasi altro ambiente in piena evoluzione avrebbe potuto dimostrare d'essere.
Con Fedora, invece, il discorso è diverso e molto meno evidente. Si tratta di una storia del cinema che diventa canto del cigno di un cinema che fu. Fedora è il crollo totale del cinema classico, un crollo che si configura nella sua desueta ovvietà a partire dal risultato del film stesso. Wilder passa in rassegna nomi, avvenimenti e registi dalla pronuncia mitteleuropea, ma il suo film non viene capito. Fedora è un errore, che però è una teorizzazione. La sua diva è Marthe Keller, una che aveva tutti i presupposti per sfondare ma che invece finisce presto nel dimenticatoio. Una bella idiosincrasia, se si considera che la protagonista del film è la summa di tutte le dive di sempre, dalla Garbo, alla Dietrich, alla Negri, alla Crawford. Wilder distrugge la sua attrice privandola di metà del suo personaggio (la vera Fedora sarà infatti Hildegard Knef), e assottigliando il suo processo di crudeltà cinematografica che avrebbe distrutto in primis sé stesso se non avesse avuto il retroterra autoriale che ha avuto. Se Fedora fosse stato un successo, sarebbe stata vana la sua stessa creazione. E la sua protagonista non a caso viene sfigurata semplicemente perché vuole lottare contro il Tempo. Il Cinema non aveva più bisogno realmente di Fedora, se non per consegnarle un Oscar postumo e assegnarla alle commedie romantiche. Per questo lei viene sfigurata, perché pecca di tracotanza. Il cinema risucchia gli animi, dice, ma non fa nulla per distaccarsi da questo tentato omicidio nei confronti della sua persona.

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