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Diya

Regia di Ronaimou Adoumbaye vedi scheda film

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La recensione su Diya

di alan smithee
6 stelle

locandina

Diya (2025): locandina

TFF 43: CONCORSO LUNGOMETRAGGI La "Diya" è un concetto inerente il diritto islamico, e si riferisce al risarcimento in denaro o beni, dovuto ai familiari della vittima di atti di violenza, come ad esempio, nel film che qui costituisce riferimento, l'omicidio accidentale.

Nello specifico il diligente e pacato autista N'Djamena, lavora per una onlus in Ciad, ed è felice che la moglie sta per partorirgli un erede.

Durante un trasporto, l'uomo investe un ragazzino che gli si pone in mezzo alla strada all' improvviso.

Fermatosi lo soccorre, lo porta in ospedale, gli compra le medicine che la struttura medica non fornisce, ed attende l'arrivo dei genitori, che lo maltrattano e si rivelano più ostili che shoccati per la paura che il figlio sia compromesso seriamente.

scena

Diya (2025): scena

scena

Diya (2025): scena

 

Ma quando, pochi giorni dopo, giunge a N'Djamena la terribile notizia del decesso del bimbo, il mondo gli crolla addosso.

Perduto il lavoro, inseguito dai parenti del bimbo investito che invocano l'applicazione della "diya", l'uomo viene scagliato verso un abisso, lungo un vortice senza uscita che lo travolge, che compromette serenità e un futuro fino a poco tempo prima pieno di positive aspettative e progetti.

Ma l'inganno bieco e sordido si rivelerà in agguato, frutto di una spietata tattica strumentale ordita nel più scaltro e dissuto dei modi.

scena

Diya (2025): scena

 

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Diya (2025): scena

Al suo primo lungometraggio, il regista del Ciad Achille Ronaimou dirige un film di drammatico ed esemplare stile neorealista, che solo ancora pochi stati al mondo, come svariati in Africa, possono ancora permettersi di raccontare restando drammaticamente credibili senza for are la mano verso soluzioni da cui trapela inverosimiglianza ed una precisa costruzione melodrammatica.

Tutto al contrario, perché Diya, in una società pervasa da necessità che inducono ogni nucleo, per disperazione e reale indigenza, a pensare a se stesso a scapito di loro simili, escogitato imbrogli ed inganni dagli effetti sconcertanti.

E questo Diya funziona, appare decisamente ben narrato e contestualizzato in una società ancora senza regole precise, senza una giustizia che possa decidere in modo ufficiale e lucida, in cui la fortuna di chi ha raggiunto una discreta stabilità economica e sociale, può essere compromessa e vanificata un semplice gesto o una abile menzogna.

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