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La febbre del sabato sera

Regia di John Badham vedi scheda film

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La recensione su La febbre del sabato sera

di champagne1
7 stelle

Tony Manero è un ragazzo di 19 anni impulsivo e un po' superficiale. Italo-americano, fa comunella con altri ragazzi con le sue stesse origini con i quali fronteggia una gang di portoricani a loro rivali. Non ha voglia di impegnarsi sentimentalemente, per lui le ragazza sono una botta e via, ma tramite la sua grande passione per il ballo scoprirà presto una persona che gli farà cambiare nettamente il punto di vista...

La storia di per sè non è il meglio del film. A tratti banale e con un John Travolta che, pur consacrato in quel momento come una delle star cinematografiche mondiali, non dà proprio il massimo nella prova attoriale.

Eppure John Badham, regista che passa trionfalmente al cinema dopo aver diretto fino ad allora episodi in alcune serie TV (oggi magari succede il fenomeno opposto), sfrutta il plot per parlarci di qualcos'altro che alla fine rimarrà nel tempo.

Ci illustra l'America minore, quella degli emarginati (gli italo-americani, i portoricani, ..), dei senza lavoro, dei perdenti, di quella che a New York non frequenta i locali di Manhattan bensì quelli di Brooklyn. Ci parla della vita grama che si riscatta alla sera ballando al ritmo della disco music. Ed ecco, sì, un altro fenomeno colto ed amplificato: la tendenza musicale sorta negli anni '70 e che accompagnerà generazioni per almeno 15 anni diventando un fenomeno globale, soppiantando sia i fenomeni rock come anche le canzoni autoriali.

Da allora molti cantanti si recarono - insieme con fiiumane di giovani - nei luoghi del film e al mitico 2001 Odissey a fiutare le musiche di tendenza ed aggiornare il loro repertorio.

E del film la cosa che più rimane nella memoria è la celeberrima colonna sonora dei Bee Gees (e non solo loro) che chiunque avesse avuto 20 anni in quel periodo ricorderà senza alcuna esitazione, magari anche improvvisando un ritornello cantato in inglese.

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